La privata libertà   

Caro direttore, per fortuna abbiamo la certezza che il manifesto degli intellettuali sia stato pubblicato in forma di bozza, poiché sembra che di lavoro ve ne sia ancora tanto da fare. Partendo dal concetto di “privata libertà”, cioè di libertà che ci è stata privata, tolta, di circolare liberamente, di non doverci vergognare fuori e dentro la nostra città per le cronache quotidiane di omicidi pari all’assedio iracheno (fa meno morti il terrorismo in Israele!). Bozza segnata da una fretta di porre contenuti intorno al tema centrale che sempre alimenta poi questi momenti: l’urbanistica. Bozza che contiene anche delle palesi banalità, che non c’è alcun bisogno di ribadirsi addosso ma che andrebbero forse maggiormente sentite da chi vive sotto la protezione di questo o quel gruppo malavitoso, che chiamare clan serve solo ad offenderne l’origine etimologica. Bacchettate qua e la sulle mani degli amministratori pubblici, che vengono da un lato richiamati all’etica e dall’altro invitati a raggrupparsi in forum bipartisan che non sono né il Consiglio regionale, provinciale o comunale, luoghi già preposti all’abbisogna. Forum a cui si partecipa per email, senza replica durante il confronto. Perché non facciamo funzionare invece Agenda 21? Cos’è Agenda 21? Il forum che dovrebbe funzionare sullo sviluppo sostenibile tra imprese, cittadini e amministrazioni. Già esiste, è un oggetto reale, ma sostanzialmente deserto. Il manifesto vuole poi incidere sulla legislazione nazionale, rendendo “certa” la pena. Cadendo quasi nel ridicolo, poiché la legislazione a cui si fa richiamo non è dissimile da quella di Trento, di Roma o di Palermo. Veramente illiberale mi appare poi l’obbligo di Educazione civica agli adulti attraverso ore dedicate ai propri figli, illiberale e sempre facente parte di una visione onirica in cui i boss, da “stanare casa per casa”, parteciperebbero disciplinatamente. Ha ragione chi chiede che vengano accertati patrimonialmente gli appartenenti alle liste dei disoccupati organizzati, De Luca, o chi denuncia la costruzione di dedali fisici per bloccare l’inseguimento, così come intere zone di evasione fiscale nel commercio, Bobbio. Prima di procedere, o mentre lo si fa, a costruire reti tra movimenti, parrocchie e università, sarebbe utile anche provvedere alla coerente repressione, a partire dal famoso gesto di gettare una carta per strada concludendo con la debellazione del controllo del territorio. Ricordandosi che per avvicinare la gente alla politica, in modo da potervi incidere, non vanno costruiti rivoli illusori ma si deve tornare ad iscriversi e partecipare ai partiti per quello che sono: i luoghi deputati al confronto su idee condivise. Attendo con ansia che si formino le sezioni del PPE in Italia, come pure che Salvi ribadisca il concetto che a sinistra occorra più sinistra, per evitare, testualmente, che una parte dell’elettorato DS confluisca in Rifondazione o Pdci perché vede la propria identità troppo compromessa (storicamente?) al centro.