Proteggiamo Israele   

Caro direttore, da molte parti si prova a costruire per Napoli un ruolo centrale nel Mediterraneo, prestando non sempre la dovuta attenzione al ruolo di Spagna, Grecia e Turchia e guardando, geograficamente parlando, solo davanti al proprio naso, dall’Egitto al Marocco. Con poca attenzione ai nostri immediati vicini ad est dell’ex Jugoslavia e con una vera nonchalance nei confronti della parte calda del mare nostrum, quella su cui affacciano Siria, Libano ed Israele. Il voto di ieri alla Knesset, il parlamento israeliano, con cui Ariel Sharon ha ottenuto l’approvazione del piano di disimpegno da Gaza e parte della Cisgiordania, è un passaggio storico di portata planetaria. Elimina qualunque alibi da parte palestinese sulla necessità di portare a termine i negoziati di pace senza compiere più alcun attentato terroristico contro cittadini israeliani, minacciati di recente anche fuori dai confini del paese. E’ il primo atto a livello mondiale che utilizza la politica, e forse anche molta intelligence, nella lotta internazionale al terrorismo. Un atto di coraggio, specie se si considera che intorno ad Ariel Sharon si stanno agitando le stesse minacce di morte che portarono alla uccisione del premier laburista Yitzhak Rabin. La scelta delle ultime ore non farà piacere ai signori della guerra che basano, ormai da oltre trent’anni ma in maniera più incisiva dal termine della guerra fredda, sul conflitto israelo-palestinese la costruzione di fortune politiche ed economiche. Ma la scelta è stata fatta, con ben 67 voti favorevoli, 7 astenuti e 45 contrari, con il partito di Sharon, il Likud, spaccato e con l’appoggio dei laburisti. Il ruolo internazionale è ora determinante, tutti devono assumersi la responsabilità di affiancare Israele nel processo di pace e nel costruire una rete di protezione ai suoi cittadini residenti all’estero. Perché quello che dovrà essere scongiurata è la minaccia nucleare imbastita dall’Iran; quello su cui si può costruire è l’avvicinamento della Siria a posizioni più moderate che ne determini un più rapido sviluppo economico e politico. Ma tutto ciò non potrà prodursi se l’Europa non sarà attrice principale del processo di pace, passando attraverso l’accoglimento delle istanze di adesione della Turchia e supportando militarmente l’apporto di osservatori internazionali in Palestina che dovranno garantire la futura esecuzione di quegli accordi in grado di ratificare definitivamente la creazione di uno stato palestinese. E nell’Europa dei prossimi anni il ruolo italiano verso l’apertura di credito al nuovo medio oriente, specie questo che affaccia sul mediterraneo, potrà essere determinante solo se vi saranno impegni precisi. Napoli e la Campania, per esempio, potrebbero trovare, con la loro grande vocazione alla ricerca e innovazione ormai espressa chiaramente nei numeri, in Israele il miglior partner per investimenti congiunti in alta tecnologia.