L'indispensabile unità   

Caro direttore, dopo la riunione della giunta dell’Unione degli industriali di Napoli di venerdì scorso devo sottolineare ancora una volta che alcuni stanno scivolando verso modalità di confronto che poco si addicono alla nostra associazione. In qualunque consesso politico, ma in particolare nelle associazioni volontarie degli imprenditori, il primo comandamento dovrebbe essere l’unità ad ogni costo. Per essere più forti, per essere credibili, per essere rappresentativi. Da un paio di anni e con una particolare veemenza da quando l’assemblea elettiva ha definito il nome del presidente del Gruppo Piccola Industria, giusto un anno fa, il gruppo dei perdenti di allora ha scatenato un putiferio che inizia ad essere specioso, poiché porta danno all’intera associazione attraverso campagne denigratorie e attacchi urlati a voce alta in pubblico, sebbene lo stesso gruppo abbia poi posto condizioni di presenza sia nella giunta che nel direttivo della stessa Piccola. Condizioni accettate nel tentativo di riportare alla ragionevolezza e al lavoro comune, utilizzate invece per rallentare e rendere difficile ogni operato. Pur nei difetti che a ciascuno possono competere, si continua a combattere contro il presidente in carica, Tommaso Iavarone, anche con una pressione esercitata in modo eccessivo verso il direttore uscente, Michele Lignola, che dalla presidenza De Feo ad oggi ha portato risultati di miglioramento del bilancio, di allargamento della base associativa e di ristrutturazione e certificazione ISO 9000 della struttura, che sono fatti incontrovertibili. Più che una lotta per la presidenza, ingiustificata poiché dovrebbe essere più un onere che un onore, sembra di assistere a vendette trasversali ammantate di fratellanze politiche che stanno accecando anche chi, nel contendere, dimentica il ruolo, il regolamento, lo statuto e la propria immagine. Arrivare ad un patto unitario è cosa più facile di quanto sembri, e a questo punto sembra cosa necessaria, ma occorre la volontà di entrambi i contendenti, sapendo che ciascuno dovrà effettuare delle rinunce, anche significative, ma portatrici di un risultato che sarebbe apprezzato da tutti. Anche da quei membri della giunta che davanti a sceneggiate intollerabili stanno ripensando meglio al nome verso cui porre fiducia. Il pericolo è quello di sempre: svilire e snaturare il senso della nostra associazione che potrebbe tramutarsi esclusivamente in una riduzione della base associativa.