lavoro, occasioni inutilizzate   

Esistono grandi opportunità per lo sviluppo occupazionale in Italia e nel Mezzogiorno, di cui non vi è sempre una conoscenza diffusa, né tra le imprese, né tra i giovani inoccupati. Secondo i dati emersi da un’indagine realizzata da Italia Lavoro su richiesta del MIUR, presentata ieri, sono ben il 98% i giovani meridionali disposti a spostarsi a Nord in cambio di un lavoro che sia sicuro e remunerativo. Questo dato evidenzia una sfiducia del mondo giovanile verso concrete possibilità di occupazione nel Sud, che deve fare riflettere la collettività imprenditoriale. I programmi messi in campo dal Ministero del Welfare, come illustrato nell’incontro dal sottosegretario al MIUR, Stefano Caldoro, sembrano essere poco sfruttati ancora dai quasi 4.500 giovani intervistati, di cui solo il 2,8% ha utilizzato gli sportelli “informagiovani”.Programmi come “Op.La. (Opportunità di Lavoro)” e “Sud Nord Sud”, realizzate da Italia Lavoro, devono il loro successo alla modalità globale di accompagnamento dei giovani meridionali ad incontrare la domanda del Nord, spingendosi fino al supporto alla ricerca di un alloggio a condizioni poi agevolate, come illustrato dal direttore generale per l’Impiego del Ministero del Welfare, Lea Battistoni.In occasione dell’incontro, l’amministratore delegato di Italia Lavoro, Natale Forlani, ha sottolineato l’importanza di iniziative come la Borsa Lavoro, che integra l’incontro della domanda e della offerta con il mondo della scuola. Si realizza finalmente così quel modello di formazione pre-impiego, completo di stage, indispensabile per aumentare l’appeal del fresco diplomato. Sono ben dieci infatti i progetti in Campania, su 33 totali nel mezzogiorno, che vedranno coinvolti 660 allievi per corsi da 1.200 ore ciascuno, realizzati in collaborazione tra scuole, imprese e università.Ma la preoccupazione che và sottolineata è quella esposta dal sottosegretario al Lavoro Pasquale Viespoli: è ancora troppo ridotta la conoscenza dei nuovi strumenti per l’impiego pubblici e privati, devono essere realizzati gli opportuni strumenti di monitoraggio dei programmi e attivate le iniziative capaci di far poi rientrare a Sud i giovani formatisi sul campo al Nord. Le “migrazioni formative“ devono assumere il carattere di temporaneità, garantendo al merdione un rientro successivo di specializzati che favorisca il nostro sviluppo.Daltro canto, rimane forte il dubbio che vi sia la corretta attenzione e approfondita conoscenza da parte dgli imprenditori nostrani dei numerosi strumenti che permettono un aumento, anche agevolato come nel caso di “In.La.”, della base occupazionale, sfatando il mito che si tratti di cose per pochi ben introdotti. Un ruolo determinante in questo senso lo devono avere le associazioni datoriali, stimolando un maggior rapporto tra scuola, università e impresa, fornendo un maggior scenario di opportunità nel reperire stagisti e nel creare una maggiore diffusione ed accompagnamento delle aziende, creando “sportelli” ad hoc in collegamento continuo con Italia Lavoro. E’ infine auspicabile che uno dei primi atti del futuro nuovo Presidente dell’Unione degli Industriali di Napoli divenga quello di rinnovare la convenzione con le Università partenopee, rifondando un tavolo di lavoro comune stabile anche in collaborazione con altre associazioni.