Ricerca scientifica e innovazione: la Cina è uno dei partner ideali   

Durante le ultime guerre, da quelle di inizio secolo scorso passando per quella conclusa con il D-day, fino alle ultime campagne in Iraq, si è sempre assistito a un forte impulso dato alla tecnologia e alla ricerca, specie quando alcuni segreti scientifici venivano man mano svelati al mondo.
Basti pensare, oltre che al nucleare, anche alla tecnologia radio usata nella campagna irachena di oltre dieci anni fa, che oggi rimane progenitrice della sempre più diffusa tecnologia wireless.
Come la stessa madre di tutte le reti, internet, nata dalla necessità di garantire durante la guerra fredda di far giungere l’impulso di lancio dei razzi intercontinentali atomici anche quando fossero stati distrutti i principali centri di comando.
Oggi abbiamo molte tecnologie, spesso legate a storie quasi fantascientifiche, che non hanno visto alcuno sviluppo a causa del loro insabbiamento, specie quando andavano a intaccare il predominio economico dettato dall’uso del petrolio.
Per i più esperti potremmo accennare alle esperienze soffocate nella ricerca della fusione fredda, già oggi capace di produrre microgeneratori per lo stampaggio del Pvc, fino a giocare con le storie raccontate da quasi un secolo sui miracoli insiti nell’uso delle energie insite nell’acqua, capaci di produrre moto senza apporto di energia addizionale, come nei vortex.
E allora perché non invitare l’ormai ricca Cina, che necessita di enormi fonti di energia, a realizzare programmi di ricerca su fonti alternative in Italia, sfruttando il combinato disposto delle norme che agevolano, sempre meno, l’insediamento di nuove aziende nel Mezzogiorno, insieme ai vantaggi offerti a chi realizza programmi di ricerca scientifica, quando queste aziende nascono insieme all’Università?
Se a capo di progetti simili fossero messi manager italiani, meridionali, capaci di sollecitare un gran lavoro di progetto e di sperimentazione, in equipe basate anche su spin-off universitari, senza alcun legame con la grande industria, poco interessate a realizzare questi programmi, forse potremmo assistere a qualche miracolo inatteso. Oppure, meglio, a qualche grande successo legato alla nostra creatività, repressa dai continui tagli ai fondi destinati allo sviluppo locale.