L’antisemitismo corre sul satellite: Israele è ancora sotto attacco   

E’ preoccupante seguire la presentazione degli avvenimenti in Libano visti dagli occhi del telegiornale satellitare francese Euronews. Il canale di notizie, offerto nelle principali lingue dell’Europa occidentale, è sempre stato noto per la sua faziosità presentata con un distacco tale da farlo apparire neutrale.
Ma sulla vicenda libanese è palese l’influenza governativa francese che ha preso di recente forti posizioni antisemite.
A pochi giorni dall’anniversario ipocrita dello scandalo Dreyfus, legato al nome del capitano francese ed ebreo che fu ingiustamente condannato grazie ad un cocktail tra potenti antisemiti e accondiscendenti cattolici, poi salvato dal coraggioso articolo “J’accuse” di Emile Zolà, la Francia non sconfessa le sue paturnie nei confronti di Israele.
Non sono bastate le reiterate pressioni del presidente Jacques Chirac che ha tentato, disperatamente, di convincere i suoi vicini tedeschi e spagnoli, Angela Merkel e Jose Luis Rodriguez Zapatero, che Israele andava condannata per aver osato difendersi dall’attacco dei terroristi Hezbollah.
Per avocare a sé un’opinione pubblica influente, specie a sinistra, il governo francese ha imposto servizi televisivi che presentavano interminabili servizi con il titolo “Libano” che mostravano esclusivamente immagini dei colpi lanciati sul Paese dal confine israeliano.
Dimenticando di offrire alcuna notizia sui morti, feriti e danni provocati dai miliziani inferociti dell’oltranzismo islamico su una Israele civile disarmata e attonita.
Uno dei titoli era addirittura ridicolo: “Libano:Israele”, dimostrando anche una certa confusione geopolitica dei redattori del canale Euronews.
Indipendentemente dal vertice di Roma e dai suoi esiti, vorremmo domandare alla Francia cosa ne penserebbe se la Spagna consentisse alle frange più estremiste del terrorismo basco di possedere missili, ammesso che questo terrorismo dichiarasse illecita l’esistenza della Francia stessa?
Quale reazione avrebbe il Presidente Chirac se questi terroristi rapissero poi alcuni militari francesi e ne dichiarassero la condanna a morte?
Se il Paese che vanta la genia di ogni democrazia e libertà sapesse guardare con più attenzione alla necessità di tutelare e difendere Israele come patrimonio dell’intera umanità, e se quel paese sapesse moderare la presunzione con cui apre musei di arte primitiva, come avvenuto nei giorni scorsi per il Museo di Quai Branly, ergendo un muro più alto di qualunque altro tra popoli e popoli, forse il mondo respirerebbe un’aria più moderna e pulita dell’odore di sangue e polvere sparsi da nazioni a cui continuiamo a guardare ancora troppo da lontano.