La scuola delle veline   

Caro direttore, mentre procede il lavoro sullo Statuto Regionale, anche la Campania ha ribadito il dettato costituzionale che, tramite l’articolo 2, sancisce la funzione di tutte le formazioni sociali, quindi non solo della famiglia derivante dal matrimonio, e con l’articolo 3 ribadisce il criterio generale di non discriminazione. Così sono finalmente riconosciute le “unioni di fatto” che renderanno tutela non solo alle coppie eterosessuali non sposate, ma anche e sopratutto tuteleranno le tante unioni omosessuali che ignorare sarebbe fortemente anacronistico. La Campania si allinea così a quanto già fatto nelle regioni Emilia-Romagna, Umbria e Toscana, che seguono modernamente le indicazioni della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. L’ampia soddisfazione di Sergio Lo Giudice, presidente nazionale di Arcigay, subito manifestata, è però unita all’allarme del mancato riferimento esplicito agli articoli costituzionali appena citati, essendo presente riferimenti solo agli articoli 29 e 30 della costituzione. In seconda lettura si potrebbe provvedere a risolvere questa lacuna che rende monco il riferimento e lede lo spirito complessivo della carta costituzionale. Sarebbe un vero peccato se ancora una volta la difesa dei diritti delle persone gay fosse affidato ad una sola parte delle forze politiche, continuando a materializzare una associazione omosessuale-sinistra che non è realistica, non corrisponde cioé al dato di fatto che nella comunità omosessuale esista anche, a pieno diritto, chi possa parteggiare per il centro destra. Tralasciando l’ipocrisia cattolica, che nega al gay credente i suoi naturali diritti, potrebbe essere ancora la materializzazione di un ampio polo laico transpartitico a favorire, nello Statuto, un chiaro segnale di riconoscimento e rispetto di una realtà con cui abbiamo imparato tutti a convivere, spesso ritrovando nell’omosessuale il coraggio di avere approfondito aspetti che forse appartengono, spesso inespressi, ad una ampia parte di persone. E se quindi al cuor non si comanda, diventa indispensabile combattere la vera battaglia civile contro tutte le discriminazioni, ancora fortemente presenti, oltre che verso i gay, anche per le donne: si devono progressivamente eliminare da ogni norma e legge i riferimenti sessisti, portando il diritto ad un livello superiore che crea il distinguo tra attuale e obsoleto. Così come è ancora scandaloso che sia lasciato alle famiglie, e non alle scuole, il compito di educare sessualmente i figli, con strumenti e capacità educative molto limitate nella maggior parte dei casi, specie verso l’omosessualità. Che sbadato, dimenticavo: in fondo c’é la televisione con le nudo-veline e le chiappo-ballerine a spiegare come darsi, da buone grandi sorelle!.