Chi ha detto carcere?   

Caro direttore, la decisione dei giudici di Milano di condannare il giornalista Lino Jannuzzi agli arresti domiciliari, con libera uscita dalle 8 alle 19, è veramente la prova che non si è voluto incarcerare il pensiero, come hanno detto i suoi difensori commentando la sentenza. Ma cosa c’entra la dichiarazione di Francesco Caruso contro le carceri italiane? Mi appare come una sbadatissima appropriazione indebita di sacrificio, una vera boutade da sciacalli. Voler strumentalizzare un caso, che attiene essenzialmente alla libertà d’opinione e alla necessaria revisione del reato di diffamazione a mezzo stampa, per parlare della “carcerizzazione della nostra società” e riferirsi artatamente al problema dei “reati minori” per “rilanciare una battaglia per l’amnistia e l’indulto generalizzato”, appare troppo. L’Italia non cambierà, finché unici paladini visibili di problemi concreti, come quelli della condizione di vita nelle carceri, rimarranno personaggi estremi come Caruso, a cui danno comunque fiato le agenzie di stampa. Mentre si continuerà a tacere sulle iniziative dei Radicali, come Radio Carcere, con le continue testimonianze di soprusi e ingiustizie. Il nostro è un paese in cui un progetto interessante come quello di Stefania Craxi, che rilancia la rimpianta iniziativa del padre di fondare un movimento di coesione tra gli spiriti laici, liberali, repubblicani e socialisti insieme ai cattolici non confessionali, continua a non trovare la giusta sponda che dovrebbe avere. La Giovine Italia è l’espressione di un sogno di molti, ma scivola nell’errore, purtroppo fatale, di basare il programma sui disperati punti di voler riformare la magistratura senza il contributo dei magistrati, di voler riportare alla luce una “verità storica” che sa di revancismo e impedisce di parlare degli anni ’80 con serenità. Peccato. Perché in un momento in cui sono impegnati insieme Bertinotti, Pannella, Di Pietro e tanti nei DS a combattere la legge sulla procreazione assistita, uno scempio della ragione, trovando consensi trasversali, persino nella destra laica, in un momento in cui un magma centrista s’agita a dispetto di Lega e Forza Italia, ma anche di tanti nella sinistra, in questo momento un progetto unitario delle forze socialiste e liberali avrebbe avuto gran senso di essere e grandi chance di rappresentare un momento di pressione sui due poli che sanno più contrastarsi che produrre. Peccato, anche perché Stefania Craxi ripensa al proporzionale, solo perché il maggioritario, unica possibile arma per la stabilità di governo, in barba all’opinione pubblica è stato trasformato in un maggiorentario, senza spazi per l’iniziativa politica e la partecipazione delle persone comuni.