Un po' di cortesia, per favore   

Caro direttore, l’estate è più che iniziata e ci si sposta, nei fine settimana, verso le località turistiche intorno alla città. Meta facile per tutti, oltre le costiere, sono le isole dell’arcipelago napoletano. Ed è recandosi in questi luoghi ameni che si vive quello che vorrei battezzare il “courtesy divide”, altro che digital! . E’ una pena a cui tutti partecipiamo e a cui molti contribuiscono. Il piacere del mare, del sole, anche della compagnia, costano pochi euro di traghetto e la spiaggia più lontana si raggiunge con le linee pubbliche agevolmente, specie se i comuni organizzano ampi spazi di limitazione del traffico privato. Sabato notte ho provato a rientrare dalla Chiaiolella, Procida, verso una casa presa in fitto da amici poco più in alto, ed ho incontrato l’inferno. Prima una grande indecisione davanti a due cartelli Sepsa che citavano “fermata a richiesta”, uno a venti metri dall’altro, che costringono l’ignaro turista a correre a seconda di dove i minibus fermano. Il dubbio forte è su cosa si intenda “a richiesta” e di chi sia la stessa. Mezzanotte appena passata, il limite del divieto di circolazione appena superato. Arriva un bus della linea L1, un piccolo gruppo vi ci si avvicina quando dall’interno vengono emesse urla selvagge, inarticolate. Tutti immobili, terrorizzati, fino a quando l’energumeno al volante si esprime in italiota urlando “non si sale!”. Era forse il limitare della sua corsa. Peccato che avrebbe potuto semplicemente dirlo. Il bus si allontana e poco dopo ne arriva una della linea L2. Il gruppetto di passeggeri si avvicina e lentamente, grazie anche alla presenza di anziani e bambini, salgono i nuovi occupanti. In ultimo, galantemente, io, dietro ad una signora con due bambine, una pure con il braccio fasciato. Ad un tratto l’autista decide di chiudere le porte di accesso, schiacciando signora e bambina, provocando anche l’ira dei presenti poiché non v’era nulla che gli impedisse di vedere, quindi con ovvio intendimento di “sollecitare” barbaramente la salita dei passeggeri. Farà caldo, l’isola è affollata, le strade saranno strette (anche troppo per la velocità con cui vengono percorse), gli autisti saranno stanchi. Ma forse una maggiore attenzione alla customer care, con corsi ed istruzioni specifiche, andrebbero effettuati. Se cominciassimo ad avere mezzi pubblici che non trasportano mandrie di bestiame, potremmo forse avere anche turisti più cortesi, benché pendolari e meno ricchi. Esiste una “questione” che attiene all’educazione che ormai sfugge completamente ad ogni controllo, ma che inizia ad essere solo napoletana. Prima che si resti soli ed isolati, è necessario che ciascuno, specie chi governa, badi a infrangere il “courtesy divide”.