Non pago di leggere   

Caro direttore, vale la pena che si cominci a ridiscutere con urgenza in Italia, come in Europa, il concetto di diritto d’autore e delle opere dell’ingegno, nonché il vero ruolo della Siae, muovendo da uno scandalo partito in sordina dodici anni fa dalla Commissione Europea. La follia toccò allora la direttiva 92/100, su cui grava un procedimento d’infrazione per l’Italia, che prevedeva una “tassa” da pagare alle biblioteche per la lettura dei libri, che in un ipotetico recepimento italiano si trasformerebbe in entrate per la Siae, che continua ad essere sempre più attenta alle esigenze degli editori che degli autori. E nessuno cominci a domandarsi chi è il più grande editore in Italia… Ciascuno di noi, per proprio diletto o grazie ad una buon’educazione scolastica, forse d’altri tempi, è entrato almeno una volta in biblioteche pubbliche; molti studenti universitari lo fanno insieme a numerosi studiosi d’ogni paese, specie per poter trovare opere rare o libri fondamentali. Libri sono il patrimonio di molte fondazioni e libri on line iniziano ad essere il modo per poter fruire dei maggiori classici anche da parte di chi non ha gli strumenti per l’acquisto degli stessi contenuti foderati in pelle e incisi d’oro zecchino. E immaginare solamente che per poter fruire del servizio di una biblioteca si debba pagare una gabella a vantaggio dell’editoria in crisi, mette la pelle d’oca.Veramente qualche sconsiderato ha potuto ipotizzare che le biblioteche fanno vendere meno libri? Chi ha letto un tascabile disponibile sugli scaffali di una libreria, facendoselo prestare in biblioteca, alzi la mano! Sembra piuttosto uno stimolo a leggere meno, cosa che avvantaggia solo chi controlla altri media. Io, nella mia libreria, Farenhait 451 l’ho messo accanto all’Orwell di 1984. Ed ho imparato a leggere ed amare i libri anche grazie alla stupenda Biblioteca Nazionale adiacente al Palazzo Reale. Da bambino, nella biblioteca riservata a noi piccoli, prima, e nei sontuosi spazi degli adulti, poi. Ma dov’è la capacità degli intellettuali di creare opinione su temi scabrosi come questi? Si dovrebbe urlare dalla vergogna nel solo pensare che le 12 mila biblioteche italiane diventino un luogo chiuso da un ignobile ticket. Che il Governo assorba nel bilancio l’imposta prevista dall’Unione, che paghi e che non ci si provi mai più nemmeno a fantasticare su simili argomenti. Basterà adeguarsi agli altri paesi che l’hanno già fatto. E chi ama la penna come la tastiera, si rimbocchi le maniche e firmi il manifesto “Non pago di leggere”, cercandolo su Internet. Altrimenti, e mi ripeto, come oggi paghiamo la Siae sui Cd vergini, tra poco ci sarà tassata anche la carta da fotocopie…