Analisi del digital divide: Sud in ritardo, ma non troppo   

Nei giorni scorsi è stata rilasciata, dall’Istituto di Informatica e Telematica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, una ricerca che compara il numero di registrazioni dei nomi a dominio italiani su internet con la numerosità di cittadini o imprese presenti, suddividendoli poi per area geografica di appartenenza. I dati analizzati riguardano un milione di domini registrati dal gennaio 1990 al 2004 e producono una ovvia graduatoria impietosa per il Sud e per la nostra regione, fino a spingere gli autori, Maurizio Martinelli e Michela Serrecchia, a concludere così: “Lungi dall’essere un fenomeno capace di ridurre o colmare le differenze socio-economiche tra territori, Internet riproduce e addirittura amplifica le differenze di sviluppo. Questo dato a nostro avviso ridimensiona fortemente il mito dell’economia della rete “immateriale”: è tutto da dimostrare che le zone del Paese con maggiori problemi infrastrutturali sulle reti “materiali” possano ridurre lo svantaggio puntando tutto sulla rete Internet: chi è indietro nello sviluppo economico perde ulteriori posizioni, probabilmente anche perché a esso si associa anche un minore interessamento alle nuove tecnologie e alla loro adozione”. L’affermazione dei ricercatori, che non condividiamo, sarebbe da chiarire, poiché esprime una cultura tipica del pessimismo amtimeridionalista, anche perché la ricerca presenta alcune lacune che, disponendo dei dati, si potrebbero superare. Ad esempio è fotografata una situazione che comprende un periodo troppo ampio, senza nessuna indicazione tendenziale. Sarebbe utile conoscere i tassi di sviluppo nel tempo, anche solo a partire dal 2001, cioè successivi alla bolla della “New Economy” e posteriori alla liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni. Credo, conoscendo il mercato, che assisteremmo ad un totale ribaltamento dei valori evidenziati, misurando tassi di crescita premianti la capacità del Sud e della Campania in particolare di aver espresso, tra mille difficoltà, esemplari momenti di crescita e sviluppo nel terziario, proprio negli ultimi anni. Ancora: i dati sono confrontati con la numerosità delle imprese, senza paragone con dimensione e occupazione. Quali sorprese otterremmo in questo caso?.