Paura delle diversita'   

Come un’onda, si è abbattuta sulla coscienza d’Italia la legislazione modernista spagnola sul matrimonio tra omosessuali. Un’onda anomala, da tsunami, pronta però a ritirarsi velocemente trascinando via ogni pensiero che possa accomunarci alla Spagna, paese sì convintamente cattolico, tanto tradizionalista da mantenere sul trono un Re, tanto latino da rappresentare nel nostro immaginario collettivo il vero calore umano, che esprime anche il nostro popolo meridionale, per tanti anni parte del regno borbonico. Ma un paese che, paragonando la nostra liberazione dal fascismo alla loro liberazione dal falangismo franchista, ha saputo e potuto percorrere una via di modernizzazione così libera nello spirito da farci vergognare. Sebbene saldamente inserito nel coacervo dei paesi cosiddetti occidentali, certamente la Spagna ha saputo gestire uno sviluppo istituzionale ed economico in grado di garantirle una profonda autonomia dalle alleanze con gli Usa a cui tanta parte d’Europa è invece soggetta. Autonomia che si vive tra le strade di Madrid come quelle di Donostia, a Siviglia come a Barcellona. Autonomia di pensiero che ha lasciato forte quel senso di unità nazionale che contrappone le autonomie regionali e linguistiche alla grande folla che reagì ai sanguinosi attentati nelle metropolitane, con una folla compatta che comunicava con gli Sms per radunarsi contro la violenza. Questo paese, che ora esprime un governo riformista e progressista, ha scelto di regolamentare un dato di fatto, normando il contratto di matrimonio tra gay. Contrapponendo le scelte di uno Stato, della sua maggioranza democratica, al pur diffuso sentimento religioso cattolico che lo percorre. Muovendosi attraverso la via dell’emancipazione, specie per quelle che sono definite minoranze, e per questo, in democrazia, quelle che richiedono maggiore tutela. In Italia, invece, continua a esistere un pericoloso richiamo a valori religiosi nel dibattere legato alla normazione. Così, come trasversalmente abbiamo assistito alla approvazione dell’ignobile legge 40/2004 sulla fecondazione medicalmente assistita, che potremo abrogare finalmente con il referendum del prossimo 12 e 13 Giugno, così ascoltiamo, increduli, le reazioni di gran parte della cosiddetta sinistra alla legiferazione iberica. Sinistra che in gran parte, anche attraverso alcuni suoi leader, garantisce che il “pericolo” di una legislazione dei matrimoni gay in Italia non esiste. Peccato che si pecchi così di sessismo, cioè di quella forma mentis che non riesce a comprendere che dalla legislazione andrebbe eliminato ogni riferimento al sesso del soggetto interessato, unica vera via per l’emancipazione delle persone, della società, indipendentemente dal sesso di appartenenza o dalle proprie preferenze relazionali. Poiché è di chiara evidenza per tutti che l’assenza di una legislazione seria per la definizione delle coppie di fatto, anche quelle composte da persone di sesso omologo, può solo creare disagio per coloro che in quella condizione di vita si pongono e si trovano, a cui vengono semplicemente negate le garanzie e i diritti di cui beneficiano le coppie eterosessuali regolarmente canonizzate dagli impegni civili assunti con il matrimonio. Il sessismo è come il razzismo: finché avremo paura di ciò che è diverso da noi non potremo dirci realmente democratici.