L'impatto globale dei danni di Katrina   

Tutti continuiamo ad assistere in diretta televisiva alle angosciose immagini della popolazione di New Orleans travolta dalle conseguenze dell’uragano Katrina, ascoltando imberbi i discorsi del presidente Gorge W. Bush che, ammettendo i propri errori, afferma che in futuro si farà meglio. Auguriamo agli States e al mondo intero di non dover assistere più in futuro a tragedie simili, anche se troppo vicino è il ricordo dello tsunami nell’oceano indiano, diverso fenomeno ma ugualmente previsto e annunciato anzitempo dagli specialisti. New Orleans ci sconvolge di più per lo scenario metropolitano sviluppato in cui si è manifestato, più simile alle nostre realtà della misera dello Sri Lanka e della Thailandia. Ci sconvolge il comportamento di una parte della popolazione che non si limita al saccheggio, che forse tutti possiamo comprendere in quella situazione, ma che arriva agli inconcepibili stupri e omicidi persino nello scenario apocalittico dello stadio Superdome colmo di rifugiati. Ma gli Usa sono il Paese della libera vendita di armi, sono i protagonisti della produzione cinematografica più violenta, specchio dell’immaginario collettivo, e sono gli incontrastati protagonisti degli scenari di guerra nel mondo fin dalla seconda guerra mondiale, spesso costellati da crudeltà inaccettabili, da Hiroshima a Guantanamo, dalle torture al napalm. Una tipica società puritana che manifesta in sfoghi parossistici i propri limiti. Perseguendo una drammatica escalation di disinformazione che rasenta il crimine: le immagini in diretta coprono infatti altre tragedie globali procurate dall’ignavia, producendo interrogativi angoscianti. Che cosa sta accadendo al petrolio delle piattaforme e delle raffinerie coinvolte dall’uragano? Quanto petrolio è in mare? Quali sono le conseguenze determinate da inquinanti chimici, nucleari e batteriologici liberati dalla furia devastatrice? Quali sono le immagini che non stiamo vedendo, le informazioni che non ci giungono? Non vediamo un gran futuro per l’amministrazione Bush; ci auguriamo solo che chi verrà dopo possa migliorare il desolante quadro complessivo.