Essere un paese alleato non significa essere sudditi   

Se lo scandalo del rapimento di Abu Omar sembrava assopirsi, il suicidio provocato di Adamo Bove ha risvegliato troppi clamori. Per il momento ci limitiamo a notare che Adamo Bove era anche consulente della Elis, o Consel, ente formativo legato all’Opus Dei, insieme al suo collega addetto alla security in Telecom come lui, Rocco Mammoliti. Che facevano queste persone tanto esperte di cose di polizia in una organizzazione, anche Ong e presente in Iraq, così tanto cattolica e finanziata anche dal Ministero dell’Interno? Da alcune parti si vocifera che per fare carriera in Telecom sia connesso proprio all’appartenenza all’Opus Dei. E non si dimentichi che dell’Opus Dei fa parte pure Renato Farina, il vicedirettore di Libero che prese il nome in codice “Betulla”, come la pianta che oscilla al vento. Una buona lettura sull’Opus Dei è il libro “Oltre la soglia” di Maria del Carmen Tapia, ed. Baldini-Castaldi. Adamo Bove era stato coinvolto nelle indagini sul rapimento di Abu Omar quando si è scatenata la bufera sul capo del Sismi, il Generale Pollari, già coinvolto nel gravissimo scandalo che voleva essere stato il generale ad aver portato in America il dossier fasullo sul possesso di armamenti nucleari da parte dell’Iraq, avendo ricevuto le cartacce da una addetta presso l’ambasciata nigeriana. Il tutto attraverso la collaborazione di Micheal Ledeen, stretto amico di Pollari e già ricordato per aver collaborato con i servizi segreti italiani al tempo del rapimento Moro, collaborazione per cui chiese anche trentamila dollari al governo italiano. Pare che Ledeen abbia partecipato ad una riunione con esponenti iraniani poco prima del Nigergate, anche a nome dei servizi italiani, insieme ad altre tre persone sospettate di aver preso parte alla diffusione del documento contraffatto: Francis Brookes, Dewey Clarridge e Ahmed Chalabi. Proprio il “Dossier Ledeen” era quello che da tempo, anche dal Parlamento, si chiedeva a Pollari di fare pubblico.
Viene il forte sospetto che tutto questo disordine sia stato creato ad arte per saggiare la capacità dell’Italia di rimanere buon alleato anche con il governo di centrosinistra. Così come si saggia l’alleanza segreta tra Siria e Usa durante la reazione israeliana all’aggressione libanese. Peccato che più che alleati ci si senta sudditi di un paese che realizza profitti sconsiderati grazie al folle rialzo del prezzo del petrolio, ribadendo la pervicace intenzione di risultare la prima potenza economica, quando ormai la valuta europea, l’incremento della produzione asiatica e lo strapotere energetico e militare russo stanno ormai ritorcendo come un boomerang la politica di globalizzazione dei mercati internazionali.