La Chiesa Cattolica apre spiragli: eliminati conservatorismi inutili   

Fù una vera e propria apertura di campagna quella che lanciò Papa Benedetto XVI il 13 agosto 2006 quando rilasciò l’intervista del “grande Si” a Radio Vaticana, e a tre televisioni tedesche. Lo possiamo vedere con chiarezza dai tanti segnali che si stanno manifestando di giorno in giorno. Negli occhi e nel cuore di tutti rimane forte l’impressione del momento di riflessione e preghiera avuto nella Moschea Blu del suo ultimo viaggio a Istanbul, come l’abbraccio al Patriarca ecumenico Bartolomeo I e la chiara presa di posizione per l’ingresso della Turchia in Europa. Di pochi giorni prima la notizia di una apertura verso l’uso dei preservativi, seppure ancora velata, manifestata attraverso lo studio di una indagine in tema di Aids, condotta dal punto di vista scientifico e teologico, come rivelato dal cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute. Di domenica scorsa invece la dirompente dichiarazione del cardinale Claudio Hummes, già arcivescovo di San Paolo in Brasile e partito alla volta di Roma come nuovo Prefetto della Congregazione per il clero, dichiarazione rilasciata al quotidiano brasiliano “Estrado do S. Paulo”. Hummes ha asserito che “Partendo dalla considerazione che i celibi fanno parte della storia e della cultura cattolica, la Chiesa può riflettere sopra questo tema, poichè il celibato non è un dogma ma una forma disciplinare”, cercando di rompere il silenzio su uno dei temi più in grado di spiegare la grave crisi di vocazione sacerdotale di cui soffre la Chiesa Cattolica. Come leggere questi imponenti cambiamenti, o almeno la sensazione che vi si stia preparando un fertile terreno, non è semplice se in Italia il Vaticano continua la sua forte pressione perché non vi sia giustizia verso le famiglie di fatto; famiglie che rappresentano una grande maggioranza ormai nel nostro paese e che dovrebbero anche illuminare sul fatto che scegliere di scomunicare i divorziati li allontani inevitabilmente dalla Chiesa. Difficile anche la lettura di una mancata presa di coscienza del totale fallimento della Legge 40 sulla fecondazione assistita che, come ha dimostrato l’Osservatorio sul turismo procreativo, ha portato ben 4.173 coppie nel 2006, contro le appena 1.006 del 2003, a migrare nei paesi confinanti l’Italia per acquisire quei diritti negati nel nostro Paese. Come l’indagine preimpianto sulla salute del futuro nascituro, a scanso di inutili aborti successivi, e il diritto di produrre un numero di embrioni in grado di garantire maggiormente il successo dell’intervento, conto i tre previsti in Italia. Diritti invece garantiti nella maggior parte dei paesi europei. La china da risalire per trasformare la “Chiesa del No” nella “Chiesa del Si” è molto in salita, ma sembra che la competizione con l’evangelismo americano, ormai fortemente diffuso anche nelle piccole comunità italiane, stia avendo la meglio su conservatorismi inutili, come ha dimostrato la debacle teocon delle ultime elezioni americane.