Digital divide e ruolo delle Regioni: il Mezzogiorno chiede sostegno   

L’analisi dell’anteprima del rapporto Assinform 2007 sullo stato dell’Ict in Italia parla chiaro: la crescita del mercato nel 2006 è pari al 2 per cento, arrivando a quasi 64 miliardi di euro, di cui solo 20 miliardi per l’informatica, cresciuta solo dell’1,6 per cento, contro i 44 miliardi delle Tlc che crescono del 2,1 per cento. Dato che deve essere paragonato alla crescita Usa che invece segna una percentuale del 5,7 per cento, quella spagnola del 6,8 per cento e quella tedesca del 2,8 per cento. Numeri che diventano sconfortanti se si scende nel dettaglio della diffusione di internet a banda larga nelle aziende e nelle case, specie nelle aree meridionali del Paese, che ancora pagano lo scotto di una scarsa copertura, argomento su cui spesso l’attuale Governo sembra avere assunto impegni per soluzioni in tempi brevi. Quello del digital divide, cioè della differenza di penetrazione e uso dell’Ict, e dell’informatica in particolare, ormai diviene un parametro con cui misurare anche le chance di sviluppo industriale delle nostre aree, essendo dirimente la capacità delle Pmi di colloquiare rapidamente con le piattaforme logistiche, di scambiare dati in formato Edi quando all’interno di circuiti del just in time industriale, come nel caso del rapporto dei subfornitori con le case madri. Ma diviene anche importante sfruttare l’integrazione tra tanta Tlc e la possibilità di connettersi per inviare prenotazioni, ordini, consultare giacenze e disponibilità, in modo remoto come avviene già per la maggior parte di transazioni bancarie. E invece scopriamo che solo il 10 per cento delle Pmi compra online, contro una media Ue del 29 per cento e solo il 3 per cento usa internet per vendere, contro una media Ue del 16 per cento. Senza un supporto specifico all’innovazione tesa all’uso delle piattaforme informatiche integrate, non sarà possibile auspicare il superamento delle differenze, pagando così un prezzo insostenibile nel confronto competitivo dettato dalla globalizzazione dei mercati e dai necessari sforzi di internazionalizzazione delle proprie strutture aziendali, nei processi ma anche negli strumenti. E il massimo sistema per essere presenti ovunque è oggi rappresentato proprio da internet e dalla sua diffusione nei Paesi industrializzati. In questi mesi stiamo assistendo a un affastellarsi, talvolta disordinato, di finanziamenti tesi a coprire il gap che ci rimane della vecchia tornata di aiuti comunitari, corsa che produrrà ancora una volta sprechi di denaro pubblico e pochi risultati. L’auspicio è quello di migliorare il rapporto tra Regioni e associazioni datoriali, specie verso le rappresentanze del terziario avanzato, per poter indirizzare i prossimi finanziamenti in maniera da incidere concretamente nella maturità delle aziende presenti sui territori meridionali, affinché utilizzino al meglio le ultime novità in fatto di controllo di gestione e remotizzazione delle informazioni, adottando piattaforme già pronte per offrire soluzioni per la customer relationship management, la supply chain e così via: belle parole che spesso però non si traducono nel miglioramento e crescita delle Pmi del Sud.