La sfida logistica   

Chi ha voglia di investire nel Mezzogiorno dovrà prestare attenzione al mercato della logistica, come sottolineato anche da più parti in Confindustria. Un recente studio, analizzando i dati tendenziali, ha infatti posto in evidenza importanti fattori.Il dato più evidente è il grande aumento del commercio mondiale, spinto da paesi come Cina, India e il blocco delle tigri asiatiche, insieme a buone prospettive per Nord Africa e Sud America. Si deve quindi sfruttare la centralità dell’Italia e del Mezzogiorno nella logistica. L’interscambio sarà sempre più orientato al passaggio Suez-Mediterraneo, aumentando la potenzialità dell’interscambio tra porti, oltre a favorire lo scambio nave-strada e nave-ferrovia. A questo si unirà la possibilità di trattenere flussi di merci, occupandosi della trasformazione nelle fasi finali destinate al consumo, creando così sviluppo produttivo. Se i flussi saranno ben incanalati si potrà sfruttare anche il mercato nazionale, assistendo ad uno sviluppo delle imprese di trasporti e logistica che potranno marginare sull’outsourcing del conto proprio, verso il conto terzi, purché si sappia sviluppare e qualificare l’offerta italiana, evitando il rischio, già in itinere, di acquisizione estere di aziende italiane del settore. A questo si aggiunga l’opportunità che deriva dal nuovo fronte turistico globale, a cui si potrà dare risposte solo se si svilupperà la portualità passeggeri, integrandola con opportuni nodi di scambio verso le località di maggiore attrazione turistica, sviluppando reti e servizi e posizionandosi adeguatamente sulle rotte aeree internazionali. I maggiori vincoli evidenziati dallo studio sono i grandi ritardi rispetto alla dotazione e qualificazione nei grandi raccordi intereuropei (Corridoi e Ten), insieme alla difficile intermodalità tra porti, aeroporti, interporti e reti. Aumentando l’attenzione ai piccoli interventi, come l’escavo dei fondali nei porti, come all’ultimo miglio, attraverso politiche di micro-infrastrutturazione metropolitana e maggiore utilizzo dell’It. A livello aeroportuale si dovrà presto attuare una politica di sistema nazionale e posizionamento internazionale, aumentando lo scambio modale attraverso lo sviluppo delle connessioni. Senza tralasciare gli Interporti, completandone il programma della legge 240/90, agevolando la nascita di interporti privati, favorendo micro-interventi mirati all’interscambio e non trascurando le tecnologie. Questo specie nel Sud, dove l’interportualità sarà fondamentale, tenendone cono nella pianificazione urbanistica e nella necessità di sburocratizzare la realizzazione delle opere. Lo sviluppo sarà gestibile se si liberalizzerà l’autotrasporto, favorendone la crescita imprenditoriale, e se si saprà aprire al mercato dei servizi portuali e dei servizi ferroviari. Saranno quindi da sfruttare gli incentivi nazionali e le opportunità europee, come con le esperienze delle Autostrade del mare e di Marco Polo, favorendo la sperimentazione logistica e individuando forme di promozione per l’outsourcing, attuando politiche di marketing territoriale del Mezzogiorno, con specifiche piattaforme logistiche e localizzazione delle imprese. Realizzando infine quella armonizzazione e semplificazione delle norme in materia, anche attraverso una contrattualistica suggerita che regoli l’integrazione dei segmenti della filiera.