Caduta libera   

Era inevitabile non rimanere attoniti, nei giorni scorsi, davanti alle dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi che, parlando della grave crisi italiana, si rivolgeva all’opposizione per accusarla di non aver collaborato negli anni passati con idee propositive ma solo con proteste per quanto fatto dal governo e dalla maggioranza. La richiesta esplicita di “idee” è apparsa, così, drammatica, anche perché accompagnata da una evidente e manifesta assunzione di responsabilità rispetto alla situazione economica del paese. La prima reazione istintiva che il discorso provocava, basato sull’accusa di non avere ricevuto proposte costruttive, non poteva non portare alla mente le numerose, dettagliate e documentate richieste mosse da Confindustria, con documenti e analisi, spesso da noi richiamate, prodotte in diverse sedi, in particolare dopo l’elezione di Luca Cordero di Montezemolo alla conduzione della associazione. Senza dimenticare documenti analoghi proposti dal gruppo dei Giovani Industriali. Documenti che hanno proposto punti di intervento specifici tesi al miglioramento non tanto dei conti pubblici, ma alla possibilità di sviluppo industriale in Italia nel medio e lungo periodo. C’è bisogno di richiamare la richiesta di maggiore attenzione agli aspetti legati alla formazione, alla ricerca e innovazione, alla sburocratizzazione e alla riduzione dei costi per far nascere nuove aziende, alle agevolazioni per le imprese che si uniscono per ingrandirsi? Le ultime batoste elettorali e i risultati ottenuti nella gestione dell’economia del paese avrebbero dovuto aprire nuovi scenari e sottolineare gli errori commessi, ma sembra che nulla sia accaduto. Nonostante l’opposizione di un anno fa di An alla gestione Tremonti del superministero per l’economia, che produsse poi la nomina al dicastero del suo braccio destro Siniscalco, oggi ritroviamo Tremonti vicepremier al fianco proprio di Gianfranco Fini. Una attenta analisi dei flussi elettorali avrebbe dovuto dimostrare come molti elettori del centrodestra abbiano spostato il proprio voto semplicemente per protesta proprio per questo tipo di comportamento. Ma pare che a nulla sia valso. L’altra grande evidenza è la fuga di interi autobus di politici verso il centrosinistra, pronti a cavalcare una probabile vittoria alle prossime politiche. In un clima che diventa defatigante se si cerca, all’interno della compagine di maggioranza, di contare quanti politici esperti di politica e di gestione pubblica siano sopravvissuti. Così, con gli esperti tecnici e politici tutti dalla propria parte, il centrosinistra attende fiducioso di superare una prova elettorale che è collocata tra il prossimo autunno e la prossima primavera, avendo ormai scongiurato il rischio di rinviare i referendum del 12 e 13 giugno. Al posto loro, chi si preoccuperebbe di fornire soluzioni alla controparte, quando è vicino il tempo e la chance di attuarle in proprio? C’è solo da auspicare che la sinistra colga il pericolo che comporta una totale uscita dal campo di Silvio Berlusconi: il ritorno del Grande Centro, capace di garantire tutto, e da solo, alle due anime che compongono il potere mondiale americano, a cui siamo da sempre asserviti.