Libertà di opinione   

Caro direttore, il caso di Lino Jannuzzi, il giornalista settantenne condannato per diffamazione a mezzo stampa e per mancata vigilanza come direttore responsabile, con pena sospesa per immunità fino a poche settimane or sono, rischia di divenire l’ennesimo scandalo di cui deve patire il giornalismo italiano. Con una tempestività eccellente, Jannuzzi, che rischia la detenzione senza benefici, si vede arrivare un’ulteriore condanna del Tribunale di Trento per diffamazione verso alcuni giudici siciliani, contenuta nel libro “Il processo del secolo: come e perché è stato assolto Andreotti”, che aumenta di un anno e passa le sue condanne precedenti, che cumulate superano i tre anni necessari per il beneficio della sospensione, su cui decide martedì 13 Luglio il Tribunale di sorveglianza di Milano. Senza, ovviamente, entrare nel merito delle questioni legali, è necessario che si alzi un coro di protesta per l’ennesima violazione dei diritti “naturali” che dovrebbero attenere alla professione di chi, raccontando fatti, deve e può liberamente esprimere un’opinione.La questione è posta con la forza che proviene dall’ampio dibattito che non solo questa vicenda sta sollecitando. E’ dei giorni scorsi la conclusione della Commissione giustizia della Camera che rivede completamente la tipologia di reato, tra le mediazioni dovute. Il disegno evita il carcere per diffamazione, lasciando in pedi il reato, ma che non può essere un reato d’opinione. Lino Jannuzzi sarà l’agnello sacrificale di una battaglia che deve urgentemente essere posta all’attenzione anche del Tribunale dell’Aja? Il Caso Italia, come ormai viene chiamato da più parti, è quello di un Paese che inizia a somigliare sempre più ad una dittatura sudamericana, in cui i dittatori sono spesso rappresentati da poteri istituzionali contrapposti. Salvare il senatore Jannuzzi dal carcere, indipendentemente dalle sue opinioni politiche, deve essere una battaglia di tutti coloro che credono nella libertà, e in quella d’opinione per prima. Sarebbe bello se ogni testata dedicasse a questo tema anche soltanto due righe, da oggi e per tutti i giorni, fino ad ottenere un risultato che attendiamo da anni. Severe pene pecuniarie, attenzione alla reticenza, coinvolgimento dell’Ordine: va bene tutto ciò che la Commissione ha deciso. Ma è fondamentale che adesso nessuno insabbi una discussione che, ci auguriamo, permetta alle Camere di deliberare, immaginando anche un percorso di sanatoria che permetta al senatore Jannuzzi di vedere accettate le istanze di sospensione della pena. Le norme devono essere certamente sempre applicate, ma il magistrato deve pur tenere conto dell’imminenza nota della variazione auspicata delle regole del gioco.