Esercitazioni a tutto campo prima della competizione   

La necessaria vigilanza che si deve prestare agli avvenimenti estivi, si apre con una settimana intensa di congressi e prese di posizione tra partiti e portavoce di governo, insieme a commenti provenienti dall’opposizione. Momenti di intensa e pubblica diffusione di pensieri e idee, che seguono all’analisi sulla sconfitta del centrodestra alle regionali, analisi allungata nel tempo dalla successiva scadenza referendaria. Lo scenario è sconfortante; da Fini a Follini, passando inevitabilmente per Bossi, si è discusso di un unico motivo predominante: il superamento del berlusconismo. Superamento che non si comprende bene se sia indicato come ricostituzione del disciolto partito della Democrazia Cristiana, con un salto mortale all’indietro, o se sia collocato ancora nella veterodefinizione di destra e sinistra, pervase entrambi dall’ammanto clericale del moderatismo centrista, che meglio ricorda il trasformismo giolittiano, teso più a concentrarsi sull’esercizio del potere che all’ammodernamento della società italiana. Continuando a giocare la partita come se i modelli fossero quelli d’inizio del secolo scorso, ignorando le reali istanze delle popolazioni, che poi reagiscono o con l’ignavia italiana o con i nazionalismi alla francese. Non trascurando che la politica italica è fatta di vendette, personalismi, ipocrisie e minuterie da baratto, spesso senza il senso degli ideali e della tutela delle istanze realmente politiche. Si gioca ancora al litigio e alla pace, lasciando tutti noi interdetti sulla totale assenza di programmi. Non comprendendo che, sebbene gran parte delle masse s’appassioneranno come ad una partita di calcio, nelle competizioni leaderiste, iniziano a contare sempre più i movimenti e le organizzazioni tematiche che si esprimono su problemi reali, quotidiani, sia locali che globali. Non comprendendo che sarà l’organizzazione di queste istanze a determinare spostamenti e partecipazione al voto stesso. Questo è il vero cambiamento che vorremmo vedere percepito dai nostri politici; vorremmo sperare che superare Berlusconi non significhi solo che si è giunti alla pacificazione post tangentista; vorremmo assistere alla effettiva generazione di quella maturazione che proviene dal sistema maggioritario e dalla stabilità di governo. Ma se così non accade neanche nelle più piccole competizioni cittadine, dove le coalizioni si presentano spesso in lotta interna, come possono pensare, questi partiti, di essere rappresentativi? Continuando a parlarsi addosso non s’accorgono che, pericolosamente, il malato è intanto defunto.