Per incentivare lo sviluppo meglio usare parole chiare   

Esistono alcune cose che possono far soffrire l’intelletto, specie quello di stampo riformista e liberale, e che devono essere poi denunciate per poterne discutere, per evitare che rimangano nodi irrisolti su cui pochi hanno coraggio di fare denunce. Uno di questi temi riguarda la mancata trasparenza con cui i tecnocrati cercano di mantenere alto il loro potere, ancora convinti che se ci si capisce solo tra pochi, si può sottolineare la conoscenza specialistica di cui si è in possesso, divenuta merce da vendere da quando la chiamiamo know-how.
Si potrebbe parlare di medicina, di letteratura o di legge, il tema rimane sempre lo stesso: le parole per dirlo. E’ ovvio che alcuni termini tecnici siano indispensabili, ma forse solo in contesti specificamente tecnici. Prendiamo ad esempio l’informatica, e la sua enorme indispensabilità in ogni contesto della vita umana. Lo scontro in questo settore è amplissimo e comincia dallo strapotere dell’inglese utilizzato in tutti i linguaggi di programmazione. Per un anglofono è ovviamente molto più semplice imparare a programmare, se deve scoprire il significato di istruzioni come “loop” o “print”; immaginate quanto sarebbe semplice, per un giovane italiano, se l’istruzione del linguaggio di programmazione fosse “ciclo” oppure “stampa”! Ma le major in questo campo sono anglofone, e così il mondo si adegua. Quando poi si scopre che cose come il linguaggio di programmazione Basic (bel nome vero?) sono troppo semplici e facilmente conoscibili, si passa a definire addirittura nuovi sistemi, nuovi approcci, che complichino la vita ai faciloni. E così si passa dal dover comprendere in modo nuovo parole e concetti utilizzati in modo diverso in altri contesti: oggetti, classi, ereditarietà, per fare alcuni esempi blandi, fino a stravolgere i concetti di ontologia, paradigma, semantica, astrazione, gnoseologia ed epistemologia. Che nell’informatichese, specie universitario e puramente teorico, assumono sensi e significati talvolta inimmaginabili. E’ un po’ come quando si cerca di spaventare l’avversario in qualche lite dialettica, utilizzando termini latineggianti come prodromo o a fortiori.
Per fortuna che la Xerox inventò l’uso di sistemi grafici per capire cosa fare, poi evoluti nei noti sistemi operativi per Personal Computer. E per fortuna esiste la comunità Open Source che per principio offre spesso soluzioni tradotte in più lingue. Chissà se prima o poi assisteremo a sistemi di programmazione di elaboratori basati su linguaggi in cui i nomi delle istruzioni siano tradotti in diverse lingue. In questo caso ognuno può immaginare quale grande contributo si darebbe allo sviluppo della società, delle sue persone e delle sue imprese.