Diritto d'autore   

Caro direttore, questi giorni saranno ricordati tra i più pesanti per la libertà e la democrazia in Europa, per gli effetti della decisione della Commissione europea dei ministri sulla competitività di approvare la brevettabilità del software come già avviene negli USA. A questa decisione oscurantista, presa in barba alla decisione contraria del Parlamento Europeo che viene così svilito nelle sue funzioni, si somma l’approvazione definitiva della Legge Urbani sulla pirateria e la violazione del diritto d’autore praticata attraverso la distribuzione di copie illecite e attraverso Internet.Lo stesso ministro Giuliano Urbani nella sua replica in Senato ha chiesto “il sacrificio di legiferare come tutti sappiamo che non si debba fare", prendendo l’impegno a nome del Governo di apportare presto i necessari correttivi. Partendo dal presupposto che è giusto pagare le licenze d’uso del software, per non penalizzare l’industria informatica, è pur vero che regimi di quasi monopolio possono creare una stortura nei prezzi praticati al resto del sistema produttivo, incidendo notevolmente sui costi generali, specie se la continua rincorsa tra nuove versioni e nuovi processori impone la generazione di costi fissi periodici, a parità di risultato operativo.La Legge Urbani, tra le più innovative al mondo in materia di tutela del diritto d’autore, crea però un pericoloso precedente ponendo di fatto limiti al libero utilizzo di Internet, imponendo all’autorità giudiziaria e alla magistratura di effettuare controlli che possono anche essere interpretati come mera violazione della privacy, riportando alla mente, come ricordato dal deputato europeo Marco Cappato, quelle violazioni della libertà d’espressione che hanno permesso alla Tunisia di arrestare persone che hanno pubblicato su Internet i testi del proprio dissenso. Allo scempio di una legge il cui stesso proponente definisce sbagliata, che contiene tutte quelle caratteristiche tipiche di un prroibizionismo che può solo alimentare gli arricchimenti nell’illecito, si somma la decisione della Commissione dell’UE, che vede l’astensione dell’Italia nonostante le forti opposizioni del ministro Lucio Stanca, che ha sottolineato, in una nota del ministero per l’innovazione, come la direttiva sia "contraria non solo agli interessi tipici italiani e delle piccole e medie imprese del settore informatico ma, in generale, crediamo che più si consente il ricorso al brevetto nel software e più si limita il suo sviluppo".La penalizzazione di tutto il comparto produttivo è palese a chiunque faccia impresa, che ben conosce quale sia il prezzo dell’informatica nel proprio ciclo produttivo, che continua a salire nonostante in dieci anni la potenza di elaborazione dei calcolatori sia cresciuta con fattori a tre cifre a parità di prezzo.