Accelerare il cambiamento nelle politiche energetiche   

Che la Svezia abbia deciso di eliminare completamente per il 2020 il petrolio dai suoi consumi energetici è una di quelle notizie che, invece di riempire i titoli di testa dei quotidiani, è stata messa in strategica sordina. Ovviamente questo progetto include il rispetto della decisione già presa anni fa di eliminare totalmente l’altra fonte altamente, meglio disastrosamente, inquinante: il nucleare. Come sempre ci dovremo vergognare ben presto dei nostri imbarazzanti ritardi rispetto alle grandi capacità dei popoli del nord Europa di individuare soluzioni a problemi di tutta evidenza che impattano sulla nostra società.
Il petrolio è aumentato in pratica di oltre il 40 per cento nell’ultimo anno, dato che deve essere confrontato con quello Istat che avvisa dell’aumento del 10 per cento dei prezzi dei prodotti energetici, segno che o la statistica è fallace o che l’onda inflazionistica è solo alle porte. Eppure nessun provvedimento serio viene posto in essere, se non quello di approvare, come atteso, un provvedimento che impone un aumento delle nostre riserve di gas, a tutto beneficio dell’amica Gasprom, di Putin e Schroeder. Preoccupati anche di attutire, non solo con attentati, l’effetto che avrà la realizzazione dell’oleodotto Bakou-Tbilissi-Ceyhan che, quando ultimato, farà sì che la Russia non sia più il passaggio obbligato del petrolio che arriva in Europa dal Mar Caspio. Saremo in ritardo quando altri Paesi, anche più poveri di noi come in Sudamerica, avranno affinato carburanti e metodi di autotrazione basati su prodotti biologici, come la barbabietola da zucchero su cui puntò anche Raul Gardini, poi “suicida”.
In Svezia puntano su risorse che da noi sono altrettanto disponibili come le biomasse, l’energia idrica e quella geotermica. A cui possiamo aggiungere l’eolica e la solare che forse in Svezia è meno sfruttabile che da noi. Senza accennare al gas metano di cui non si completeranno mai gli sforzi estrattivi in pianura padana.
In questa materia siamo completamente disinteressati a cosa si farà nei primi cento giorni del prossimo governo, mentre sarebbe utile che si conoscesse meglio cosa farà il nostro paese nei prossimi quindici anni.