Latte per neonati inquinato: l'allarme risulta tardivo   

Il sistema di allarme rapido per cibo e alimentazione aveva ricevuto già tre segnalazioni italiane per inquinamento chimico del latte in polvere usato per i neonati. Il primo è dell’8 settembre 2005, latte secco di provenienza spagnola, il secondo è del 13 ottobre 2005 per latte liofilizzato olandese, il terzo e quarto, contemporanei del 17 ottobre, sempre dalla Spagna. Solo il sequestro di alcuni lotti di latte Nestlé nei giorni scorsi ha portato la notizia alla luce. Eppure l’inquinamento segnalato è sempre da Isopropyl Thioxanthone, fin da settembre. Eppure il Rapid Alert System dovrebbe servire proprio per far scattare gli allarmi da ritiro, come dettano le minime norme di tutela sanitaria: ma il ritiro è solo di metà novembre. I lotti da restituire sono L507602959C e L5202020959B del prodotto Latte Mio Nestlé - L511802959C e L435002959A del prodotto Nidina 2 Nestlé. Oltre a imprecisate confezioni, senza tracciabilità, di Milupa Aptamil. Qualcuno vorrebbe chiedere al Ministro della Sanità perché non si è provveduto ad attuare le procedure di richiamo fin da settembre, data delle analisi prodotte proprio dal nostro Stato? Vero è che, a leggere il bollettino settimanale delle segnalazioni di cibi contaminati, l’allarme rapido semba essere permanente. Anche per l’assoluta mancanza di chiarezza sulla composizione e provenienza iniziale di tanti prodotti. Produciamo anche stavolta un’ipotesi azzardata, che viene spontanea informandosi: e se l’Isopropyl Thioxanthone, usato per essiccare rapidamente gli inchiostri a contatto con la luce, fosse usato per un nuovo, più rapido, economico, efficiente sistema di essiccazione laser del latte, per esempio in Cina? Luogo dove la scaltrezza di industriali occidentali si mescola con l’assoluta assenza di norme conformi ai nostri standard di sicurezza e qualità. Oltre a ben soddisfare le assenze di scrupoli di chi potrebbe ritenere vantaggioso mescolare polveri di varia provenienza per mistificarne l’esistenza, a danno dell’intera collettività. Specie se il latte si deve vendere in un paese che ha osato protestare per un prezzo superiore del 300 per cento rispetto ai confinanti. Ma si sa: da noi tutto e permesso, e se non lo è comunque nessuno agirà contro.