Leggere le avvertenze   

Sono infastidito da quella pubblicità televisiva in cui vengono inseriti dei testi che scorrono velocissimi in caratteri piccolissimi, a volte letti da una voce, con volume più basso della musica di fondo, che sembra quella di uno squilibrato per la velocità con cui vengono pronunciate le parole.In gergo pubblicitario questi sono i “super”: contengono informazioni obbligatorie, come il consiglio di leggere attentamente le avvertenze dei medicinali, o le condizioni limitative dell’offerta sparata a caratteri cubitali da qualche femminone: tipiche, guarda un po’, delle offerte di telefonia, mobile o fissa, dei prestiti finanziari e di acquisti rateali di autovetture. Come quando sentiamo dirci velocissimi “autminrich”, che non è un termine esoterico ma riguarda le autorizzazioni ministeriali richieste in caso di concorsi a premi. Queste follie ipocrite dovrebbero servire a rispettare gli obblighi derivanti dal Dl 74/1992 e dalla leggge 281/1998 in materia di tutela del consumatore e sulla pubblicità ingannevole. Ma io continuo a provare sempre due sensazioni: la prima è quella di essere preso per i fondelli con una simulazione di rispetto delle norme, un po’ come indossare la cintura di sicurezza senza agganciarla; la seconda è quella di non riuscire a credere che tutte le grandi aziende, che si possono permettere pubblicità televisiva nazionale, ci ritengano, in maggioranza, imbecilli. E’ un po’ come se le vocine velocissime o le scritte da lillipuziani ci dicessero :“questa offerta è una fregatura! ma prima di accorgervene avrete già comprato, sognando di passare una notte con la belloccia seminuda” oppure “il mal di testa vi passerà, ma vi verrà la gastrite e comunque, dormendo, sbatterete contro il guardrail guidando dopo l’assunzione dell’analgesico”. Credo che le prime aziende che sapranno utilizzare realmente i criteri della responsabilità sociale aziendale, la Csr, avranno un gran successo. Si deve svegliare il marketing, in queste aziende: sapete perché non c’è pubblicità sui lati dei traghetti che scorazzano nei mari d’Italia? Perché il becero marketing di molte grandi aziende teme che venga associato un incidente eventuale con il proprio marchio. Il primo creativo che si sveglierà e convincerà un grande marchio a pubblicizzare con chiarezza le proprie condizioni e i propri limiti, dimostrando amore e rispetto per il proprio consumatore, diventerà ricco e famoso, insieme al proprio cliente. Tutti gli altri saranno secondi. Anche se, devo ammetterlo, siamo nel mercato in cui ci si arricchisce vendendo trilli e campanelli, le suonerie telefoniche, che ricordano molto le perline colorate con cui si scambiava l’oro degli indigeni americani. Da una parte sembriamo più cresciuti e consapevoli, dall’altra sempre più plagiabili. Speriamo che l’autorità garante per le comunicazioni, di cui andrebbe imparato a memoria il decalogo per l’autotutela pubblicato sul proprio sito istituzionale, agisca anche e più spesso di propria iniziativa, e non solo per denuncia di terzi. Perché, come i minori, andiamo fortemente tutelati.