Speranza vs Paura   

Temo per la vita di Barak Obama.
Purtroppo ho dei miei convincimenti che conosco come non sempre condivisibili, per scetticismo naturale verso la dietrologia. Scetticismo montato anche da immensi e immondi meccanismi mediatici. Sento l’urgenza di produrre qui una sintesi di tali convincimenti, perché il mondo sta mutando velocemente e almeno una riflessione su quanto mi appare può servire, non fosse altro che come esorcismo scaramantico.
Io faccio parte di quella apparentemente minuta schiera di persone che pensa che il crollo delle Twin Tower dell’11 settembre 2001 siano stati prodotti da missili, come il missile contro il Pentagono, e che siano frutto di una folle guerra interna negli apparati militari americani, senza che vi sia coinvolto in realtà alcun paese straniero. Il 9/11 è il giorno della massima apoteosi della follia di chi controlla strumenti ancora non diffusamente noti, come il sistema HAARP e lo spargimento di scie chimiche da parte di aerei in alta quota, le cosiddette chemitrails.
Di queste cose vi è documentazione diffusa, inchieste giornalistiche, testimonianze e informazioni anche ufficiali di organismi governativi e parlamentari di diversi paesi. Informazioni, documenti, immagini e video che poi lentamente scompaiono dalla “democratica” internet. Ma da tempo qualunque richiesta di risposte alle domande poste da associazioni e movimenti spontanei nell’opinione pubblica, specie statunitense, sono stati fino ad oggi disattesi.
Grazie alla regola dell’oblio in cui cadono molte notizie, sommerse dalla tecnica nota dell’improvviso eccesso di informazioni false diffuse, della sovraesposizione mediatica ben dosata e tempificata.
Interessandosi con passione e costanza a queste stranezze moderne, se così vogliamo eufemisticamente chiamarle, si dipana lentamente la rete dell’immonda criminalità che oppone l’uomo alla miseria del potere e del denaro, incurante della vita stessa, che tocca petrolio, banche, venditori di armi, produttori di droghe e mercanti di corpi, tutti detentori dell’obnubilamento che soggiace alla umana necessità di provare piacere e di sentirsi protetti dai più forti.
In un contestuale e aberrante disprezzo della vita umana che produce vittime in numeri spesso vergognosamente ignorati dai più, come le stragi africane che vedono duecentomila morti in Darfur associarsi alla tragedia dell’Aids indotto o della sperimentazione su bambini cavia, come è di recente stato dimostrato dalla condanna ricevuta dalla Pfizer, che ha potuto comprare il proprio perdono come quando si mercificavano le indulgenze pontificie.
In questa assenza dell’amore, in questa lotta tra bene e male, in cui si colloca anche tristemente una corrente vaticana che parte da lontano, da Costantino alla infallibilità papalina decretata per editto appena un centinaio di anni fa, dalle aberrazioni dello IOR di Marcinkus, che connette mafia e Vaticano, fino alla virulenza della triste campagna che Ratzinger conduce da anni, che come unico risultato produce l’allontanamento di folle senzienti dalla religione cattolica, a vantaggio di una trasformazione adeptica e settaria della Chiesa, costituita ormai da folle di deboli a cui si simula di rivolgersi in aiuto, coprendosi d’oro e pedofilia. Approfittandosi di questi deboli sofferenti in modo che le loro sofferenze appaiano prodotto di quelle colpe indotte dalla definizione stessa dei peccati, pensati in modo da essere inevitabili, per poter esercitare il gioco del perdono, detenuto non già da una entità terza e divina, ma da mediatori umani che spesso non possono neanche lontanamente dichiararsi immuni dagli stessi peccati che professano.

In questo clima è ovvio che io possa supporre che Barak Obama sia un simulatore ben costruito, che dica e prometta, promuova, una forte speranza, che ben si sposa con il clima di paura (meglio terrore, da cui terrorismo) in cui ci hanno fiondato apparati di potere spesso insiti nelle istituzioni di vari paesi.
Il respiro di sollievo che sembra stiamo iniziando a tirare è internazionale, multinazionale, globale. Meglio ci aiuta a sopportare la crisi economica che ci stanno mostrando.
Crisi che finora ha visto aiuti a banche e industrie metal meccaniche, a grandi investitori a cui verranno restituiti i denari investiti in quei titoli definiti “tossici” con altro sottile eufemismo, essendo tossico il denaro che ha circolato, riciclandosi, intorno a questi titoli.
Né operai, né massaie e né folle di colletti bianchi hanno ricevuto beneficio o danno da queste storie. Come però già da tempo indicavo, era necessario condurre una operazione per ridurre il costo della “mano d’opera” per ricondurlo ai livelli cinesi, ben sapendo che la Cina può trasformare tanti contadini in forza lavoro industriale in modo da assorbire tutta la produzione industriale mondiale in pochi mesi.
Così veniamo cinesizzati, sentendone il peso attraverso la costrizione ad acquistare cibi, abiti, auto e mobilia di qualità sempre inferiore per la mancanza di denaro sufficiente, nutrendoci con cibi avvelenati da sistemi di aumento della produzione, indossando fibre sintetiche che evaporano idrocarburi cancerogeni, rinunciando a sistemi di sicurezza nella guida e respirando veleni nelle colle delle pasture che simulano il legno.
Ma il Re del Mondo non sembra soddisfatto da questo vampirismo che succhia vite in continuazione. Occorre qualcosa ancora di più forte, qualcosa che passi per la simulazione di garantire ricchezza, sicurezza, pace e produttività, a beneficio sempre di quelli che si ritengono i pochi detentori del potere nel mondo.
E’ allora indispensabile una guerra mondiale, distruggere per ricostruire, creando nuova domanda nei mercati. Che possono anche essere ben riequilibrati se vi sia un consistente fallout atomico in Cina, come previsto in caso di attacco nucleare all’Iran ma sicuramente più deciso se viene colpita la Corea.
E per giungere a questo ci hanno donato Brak Obama, un altro agnello sacrificale che ci sta facendo abbassare la guardia della paura a favore della speranza. Sarà proprio un ben architettato attentato contro Obama, preannunciato mediaticamente dall’induzione alla memoria per John Fitzgerald Kennedy, a dare la stura alla panna che stanno facendoci vedere sempre più montata. E’ solo ancora presto.
Per questo, non avendo mai creduto alla guerra alle lobby dichiarate da Barak, non avendo mai creduto al suo distacco per i fortissimi poteri economici che muovono gli Usa e il mondo, palesemente impossibili, non avendo mai creduto alla favoletta della democrazia nordamericana, a partire dalla dichiarazione di indipendenza, continuo a osservare gli eventi.
Con una unica certezza: il passato mi ha provato che nonostante criminali e dittatori, l’umanità unita e consapevole ha sempre rovesciato, come la storia dimostra, ciascuno dei soggetti e momenti che determinavano l’ingiustizia corrente, a favore di un continuo sviluppo delle coscienze che parte da una consapevolezza ineluttabile: il valore della libertà.