Lo scambio di utilità offerto dal portale Google   

Un fenomeno importante dei nostri tempi è rappresentato dall’esperienza che l’americana Google ci sta imponendo. Cominciando con l’offrire gratuitamente uno dei maggiori e più potenti sistemi di ricerca di informazioni in internet, con il suo famoso motore di ricerca reperibile all’indirizzo www.google.it che spesso è la pagina iniziale di moltissimi navigatori. Con la recente quotazione in borsa Google è divenuto uno dei giganti dell’informatica e della comunicazione, avendo connesso un semplice sistema di informazioni commerciali a molte delle sue funzioni. Subito dopo il grande afflusso di denaro da parte degli investitori, Google ha iniziato a rilasciare utilissime funzioni, come la possibilità di sfruttare il motore di ricerca anche nel proprio Pc o nella propria rete aziendale, come una barra di ricerca che blocca i pop-up, le finestrelle che si aprono da sole, insieme ad un sistema che traduce le parole straniere su cui semplicemente si pone il mouse. Utilità rapidamente irrinunciabili, come il suo sistema di posta gratuito Gmail, che sta annullando la concorrenza, come dimostra l’accordo che pare si stia attuando tra Microsoft e Warner. Negli Usa i servizi di Google sono molto più estesi, ed è divertente andarli a consultare nel sito in inglese. Tutto questo Google lo fa chiedendo di poter analizzare i dati di navigazione dell’utente, con una politica di privacy allargata che scandalizza alcuni, pur negandoci da soli, inevitabilmente, ogni diritto tutte le volte che ci impongono la cessione dei nostri dati quando apriamo un conto corrente, compriamo una scheda telefonica per il cellulare o stipuliamo una polizza assicurativa. Certo in Cina Google opera attuando censure e filtri imposti dal governo locale, ma non è di Google la responsabilità della dittatura comunista vigente in quel paese. Orrendo sarebbe invece se un potere democratico chiedesse a Google di funzionare in modo segreto e vantaggioso per i propri interessi, tranne che, come nelle regole del libero mercato, se queste funzionalità fossero richieste a pagamento nell’ambito della normale offerta pubblicitaria della compagnia. Proibirlo sarebbe come proibire le affissioni o gli spot elettorali.