La tutela dell'Europa e il software libero   

Il 6 Luglio scorso il Parlamento europeo ha bocciato definitivamente l’indegna proposta di brevettare le idee alla base del software. Con 648 voti contrari, 14 a favore e 18 astenuti il popolo europeo, tramite i propri delegati, ha sconfitto la tracotanza con cui la Commissione europea, in combutta con il Consiglio, aveva appoggiato le lobby di grandi oligopoli dell’elettronica. Il Parlamento aveva espresso la propria distanza con il governo europeo su questa decisione, che non mirava a tutelare un’applicazione nel suo insieme, come oggi già accade, ma permetteva di brevettare le idee alla base della produzione dei software, compresi quelli presenti nei sistemi di frenaggio Abs o dei telefoni cellulari. Il forte segnale dato dal Parlamento dimostra anche l’inadeguatezza del sistema di governo europeo, gestito da delegati dei governi nazionali anche in contrasto con i parlamentari. La comunità open source, quella che alimenta e potenzia, per esempio, il sistema operativo libero Linux, può tirare un respiro di sollievo. Continuando a vigilare: "La Commissione europea rispetta la decisione del Parlamento e non farà più nessuna proposta sulla brevettabilità dei software", ha commentato il portavoce di Charlie McCreevy, commissario Ue al mercato interno. Una scelta di respiro liberista, che crea grandi distanze tra noi e il modello statunitense e che non potrà essere cavalcata da nessuna forza politica, come tenta qualcuno, data l’ampia maggioranza con cui il disegno è stato cassato. Ora dobbiamo sperare che le aziende e i freelance italiani imparino a sfruttare meglio le grandi opportunità di business, imparando cosa fare navigando sui siti della Fsf, la Free Software Foundation, o su aree come sourgeforge.net e mamboforge.net. Dispiace infine il rammarico espresso sul voto dal ministro Lucio Stanca, in contraddizione con l’appoggio che ha dato finora all’introduzione di molti progetti open source nell’e-government italiano. A riprova che il potere della lobby Eicta, l’associazione di grandi compagnie del settore, non aveva turbato le scelte solo di Mario Monti, il commissario che più si distinse per proporre la normativa bocciata.