Emergenza Mezzogiorno, un tavolo anche sull’illegalità   

Fa bene il Presidente della Regione Campania Antonio Bassolino a sottolineare il passaggio dell’intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Bari sul Mezzogiorno, che richiama come documento centrale la sintesi proposta nel documento presentato l’11 luglio scorso congiuntamente dal coordinamento dei presidenti delle otto regioni del mezzogiorno, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, insieme a Confindustria e Cgil, Cisl e Uil. Nel documento si delineano quattro strategie, quattro aree di approccio, fiscalità di vantaggio, sistema della logistica, sistema urbano e sistema della ricerca e innovazione, che coincidono con i quattro tavoli subito aperti per affrontare e materializzare operativamente quanto indispensabile per le nostre aree e chiesto a gran voce da anni. Il completamento della riforma del Titolo V della Costituzione diviene così anche il luogo di discussione per affrontare una reale unità italiana, che superi la questione meridionale. Augurandoci che tale discussione, tale confronto, sia allargata anche al contributo della società civile, delle organizzazioni che rappresentano non solo il mercato dal lato della produzione ma anche quello del consumo, del territorio e del terzo settore. Ma a questo Bassolino aggiunge un dettaglio non irrilevante, che nel documento comune è stranamente assente, anche solo come accenno: il disagio dell’illegalità. Disagio che si materializza in primis con la continua mattanza vissuta nella città di Napoli, ma che si allarga nei meandri della veemente corruzione che affranca ogni ente e organismo decisorio dalla possibilità di produrre atti e provvedimenti per lo sviluppo che non vedano coinvolti i soliti interessi di parte malavitosa. Corruttela che rende tenue anche il confine tra malaffare e malavita, ormai sinonimi, che spesso costringono pochi illuminati a procedere in maniera dirigista pur di giungere a risultati in grado di scavalcare le lotte intestine o assalti alla diligenza. Sulla legalità, non solo sulla lotta alla criminalità organizzata, sarebbe bene che si aprisse quel quinto tavolo che tutti auspicano, per porre fine agli eccessi degli ultimi anni e per consentire agli investitori di non avere una scusa in più per non venire a Sud. E per evitare che della legalità si dica ciò che si diceva un tempo della mafia: che non esiste.