Superconduttori umani   

Caro direttore, la recente notizia del brevetto di Microsoft dell’idea di utilizzare il corpo umano come semiconduttore per creare una rete intracorporea tra diversi apparati elettronici, come cellulari, palmari e lettori Mp3, non è affatto raccapriciante, come molti penserebbero, ma contiene alcune lacune, esaltate al contrario dalla stessa casa di Redmond. La più evidente è quella di definire questo sistema non attaccabile dagli hacker, che non potrebbero inserirsi nella rete umana. E’ una evidente bufala perché, come oggi già possibile, il cellulare diverrà il primo sistema per accedere a reti remote, per esempio attraverso la tecnologia Edge. Questo fatto comporterà gli identici rischi di sicurezza oggi esistenti nelle reti aperte verso internet, con il rischio di vedersi “invasi” dall’esterno verso gli apparati connessi all’epitelio. Già Ibm e l’Mit avevano in passato presentato sistemi di comunicazione rapida tra esseri umani, mostrando un esperimento in cui venivano trasferiti i dati di carte di credito. Lasciamo poi a medici ed esperti di campi elettromagnetici rassicurarci sugli effetti di questa bella pensata. Lo scenario è certamente inquietante, ma potrebbe anche rivelare contenuti inaspettati. Provate ad immaginare un sistema personale che funzioni come i motori di ricerca dell’anima gemella, molto diffusi in internet: provate adesso ad immaginare che ad una festa, invece di presentarsi e scambiarsi informazioni sui gusti, sulle occupazioni e sugli hobby, questi dati vengano condivisi e analizzati dai propri computer personali appena stretta la mano. Immediatamente ci si potrebbe recare nella più vicina camera da letto o scambiarsi le copie elettroniche di film, musiche e libri preferiti. Troppa velocità, per i miei gusti. Preferisco ancora farmi ingannare da sguardi e odori, ancora difficilmente digitalizzabili. Aggiungete anche l’annuncio di qualche settimana fa, sempre di Microsoft, che raccontava della meravigliosa macchinetta, da appendersi al collo, capace di registrare video e audio di tutto quello che accade in un’intera giornata: una specie di superdiario senza interpretazioni e sentimenti, senza censure, da scaricarsi poi comodamente la sera sul proprio Pc. Unite le varie chicche tra loro e capirete perché la videofonia mobile non prende troppo piede in Italia. Vi immaginate l’impossibilità di giustificarsi per il lavoratore mobile poco solerte e per il coniuge infedele? La sequenza “Dove sei?” “In ufficio.” diverrebbe immediatamente verificabile in una videotelefonata, la scappatella fuori porta perfettamente documentata dal super registratore Microsoft. Figuriamoci se poi queste cose le volessimo pure trasferire a larga banda appena rientrati a casa!