Acrobazie senza rete   

Una delle cose più ilari della querelle tra i radicali e i poli è stata la battuta rivolta da Marco Pannella a Romano Prodi, che chiedeva al leader radicale di appoggiare il programma dell’Unione prima ancora che questi fosse stato stilato. E’ un po’ il segno dei tempi. Quelli in cui ci si affatica per determinare, con o senza primarie, chi debba essere collocato a capo delle coalizioni regionali, come candidato presidente. Spesso già sicuro perdente o sicuro vincente. Passando per le forzature di candidature personalistiche in regioni in cui ci si sente più forti della stessa coalizione a cui si fa capo. Carichi di meraviglia possiamo navigare per internet, frequentare convegni e assemblee, scambiare opinioni con quelli di qua e quelli di là. Ma mai troveremo un programma. Perché, benché alleati tra loro, si devono ancora mettere d’accordo sui punti principali. Una bella storia, se si pensa ad alcuni temi scottanti e trasversali. Pensiamo all’appoggio clericale, presente in molte forze politiche dei due schieramenti, insieme ai principi di laicità, professati non solo per lo stato e le leggi ma anche per la politica in sé. Che accadrà? Come giungere alla conciliazione tra chi fa della Chiesa anche una guida legislativa e chi invece cerca di ispirarsi a principi che soddisfino la collettività, ormai solo in minoranza cattolica? Pensate a quello che accade in merito al tema del “diritto alla vita”, come viene impropriamente chiamato tutto ciò che concerne la procreazione, medicalmente assistita o meno. Sono ancora trasversali i temi che riguardano i principi di libertà economica, di globalizzazione, di ecologia e ambiente, sulla sicurezza e sulla salute. Su questi passaggi le posizioni più diffuse appartengono in egual misura ad entrambi i poli. Perché siamo tutti un po’ più civili e gli estremismi ci sembrano cosa anacronistica. Non è vero, come spesso ci si vuol far credere, che manchino gli ideali. Sono solo più condivisi e condivisibili. Allora è necessario attaccarsi a polemiche speciose, basate soprattutto sulla inimicizia tecnica, di simbolo, più che sui contenuti. E i programmi è bene non produrli troppo in anticipo, perché l’avversario potrebbe migliorarli o fare propria qualche brillante idea o tematica. Così, mentre per i referendum varranno i limiti del quorum, per cui il 5 giugno è una splendida data per essere certi che nessuno si perda il ponte e che nessuno vada a votare, per le elezioni di chi ci governa assiteremo ad una caduta libera della partecipazione, dettata anche dallo scoramento che questa sceneggiata sta comportando. E’ un bell’equilibrismo, condiviso da tutti. Con l’aggravante che si tratta di acrobazie senza rete, basate su un’apparente improvvisazione che, in caso di cadute, non avrà soluzioni. Speriamo che molti puniscano questa offesa alla nostra intelligenza, votando il presidente di qua e la lista di là, creando almeno un po’ di movimento.