Berlusconi nella morsa   

Caro direttore, il 5 novembre leggevamo che “Il ministero dell’Economia e delle Finanze comunica che, in seguito alle ridotte esigenze di finanziamento, le aste dei titoli di Stato di novembre e dicembre saranno fortemente ridimensionate”. Questo dato deve essere confrontato con il fatto che i titoli di Stato rappresentano circa l’84 per cento del debito pubblico, pari a circa 1.500 miliardi di euro, con un rapporto debito/pil passato dal 111,2 per cento nel 2000 al 106,2 per cento del 2003, nonostante la crisi produttiva nazionale che nel 2004 manifesta grandi regressioni, con un dato annuale a settembre di aumento solo dello 0,8 per cento. E’ palese che le “ridotte esigenze di finanziamento” non coincidano affatto con il desiderata del capo del Governo di ridurre la tassazione sui redditi, ormai posticipata al 2006, vista anche la totale assenza di provvedimenti significativi nel rilancio dello sviluppo economico del paese. Quello che và sottolineato è l’attacco che la presidenza del consiglio e Forza Italia stanno subendo da mesi da parte dei propri alleati, con l’opposizione che in sostanza si limita a guardare. I protagonisti primi di questo attacco sono infatti forze di governo come Alleanza Nazionale, che conduce una sua propria battaglia contro la Lega, con il clou determinato dalla bruciatura del ministero Tremonti, insieme all’evidenza delle richieste di Follini, con le pressioni estive ben riuscite. Lo scivolone sulla buccia Buttiglione è ancora il segno di un gran disagio interno, capace ormai di determinare un insuccesso definitivo per la Commissione Barroso, con responsabilità addebitate all’Italia che potrebbe trovarsi in una posizione di inferiorità dopo la presidenza Prodi. La stessa Lega, che minaccia ormai palesemente crisi di Governo a meno che non le venga garantita la presidenza di una regione del nord, con preferenza per la Lombardia, è una forza segnata dalle difficoltà di salute di Bossi, con segni di spaccature interne all’altezza dei colpi di kalashnikov sparati ad Abu Mazen nella tenda per il lutto della scomparsa di Arafat. Maroni è stato infatti costretto nelle ultime ore a ribadire che la leadership di Bossi non si tocca, forse proprio guardando alle esternazioni del ministro Calderoli. Ulteriore pressing negativo viene poi dalla Sicilia, la regione in cui il Pci inviava per lungo tempo i futuri segretari prima dell’insediamento, che passa da un 61 a 0 nella battaglia sul Senato ad una evidente lotta interna di potere, che forse prende proprio le fila da un Dell’Utri molto più defilato. Un aziendalista e stratega come Berlusconi ha ormai chiaro che la morsa in cui è stretto è determinata anche da chi, seppur ancora vicino, non lo ha consigliato per il meglio negli ultimi mesi, forse perché già pronto a mutare alleanza. L’operazione Mentana-Rossella, che scatenerà un turbine mediatico toccando anche il Corriere della Sera e Il Sole 24ore, è la prima mossa di una probabile riscossa del Cavaliere, prodromo anche di un nuovo assetto e controllo del territorio. Riscossa che deve essere auspicata in termini di stabilità per il Paese, che farebbe bene ad entrambi le coalizioni ed al sistema produttivo nazionale.