Una selezione di brani pirata per l’ex ministro Maroni   

Scagli la prima pietra chi, tra i più grandicelli tra noi, non ha mai riempito una cassetta di selezioni musicali scelte tra gli Lp o i primi Cd acquistati da amici più facoltosi o semplicemente più appassionati. O chi non ne ha preparato con cura qualcuna da regalare al potenziale partner, per affascinarlo con i propri gusti, tra una melodia romantica e l’altra. Certo, è roba d’altri tempi.
Oggi, come dimostra l’ultima intervista di Vanity Fair a politici e personaggi famosi, anticipata dal Corriere della Sera, per sentire un melange musicale si ricorre ad Internet e al P2P, il sistema che collega computer di privati tra loro che si scambiano quasi di tutto.
Creando particolare scandalo quando a farlo è l’ex ministro leghista Roberto Maroni, innocente downloader che si dimentica di essere stato parte della maggioranza che ha votato l’iniqua Legge Urbani, che più che proteggere il diritto d’autore ha protetto gli interessi di multinazionali assetate di profitti. Scandalo meno forte quando dichiarazioni analoghe, ma meno credibili, le produce il veterocomunista Francesco Caruso, che molto poco proletariamente afferma di possedere costosa tecnologia usata, da oltre dieci anni, per infrangere la legge. Lo scalpore potrebbe presto riportare il tema in Parlamento, e sarebbe anche ora poiché, come spesso è accaduto, invece di normare l’esistente si è pensato solo a produrre inapplicabili gabelle, come la tassa sui cd vergini, o a tentare di sanzionare penalmente milioni di inafferrabili ignoti cittadini.
La differenza con le musicassette di un tempo e i Cd di oggi è veramente sottile, ci appare quasi inesistente. Tranne per il fiorente, e malavitosissimo, traffico di duplicati di musica e software per computer, distribuito da nordafricani agli angoli di molte città meridionali, mai però, chissà perché, seriamente contrastati dalle forze dell’ordine.
I livelli della pirateria, come si vede, sono molti. E i costi sono elevatissimi per tutto il sistema produttivo ed economico, a cominciare dalle fotocopie dei libri di testo universitari e scolastici, fenomeno però determinato da una politica della “ultima edizione” che alimenta, come ogni eccesso di proibizionismo, fenomeni di autotutela. E’ immaginabile che il nuovo governo riesca a istituire una commissione in grado di ascoltare non solo autori ed editori, ma anche consumatori e utenti, in modo da produrre norme capaci di rispondere con equilibrio alle necessità del momento?