Toponomastica terrorista   

Se l’Italia, e conseguentemente l’Europa, non manterranno un elevato livello d’attenzione contro il terrorismo internazionale, creando spazi in cui ancora si rendono possibili esplosioni di ordigni terroristici come a Roma e Milano, potremo presto trovarci a regredire in un disordine che costringerà il paese ad una stasi politica, fautrice solo di involuzione della democrazia. L’attenzione prima risiede anche nei gesti che, chi ci amministra, compie, a volte in modo in accorto, come potrebbe avvenire proprio a Roma dove qualcuno ha proposto di intitolare una via a Yasser Arafat. Come potremo spiegare ai nostri ragazzi che, indipendentemente dai suoi torti o ragioni, una strada venga intitolata ad un uomo che scelse la via del terrorismo, contro civili e anche infanticida, per far valere le sue ragioni? Come potremo spiegare la necessità di una legislazione più rigida verso chi usa farsi esplodere tra disoccupati in fila, come in Iraq, o in una discoteca, come in Israele, se riteniamo contemporaneamente giusto immortalarne la memoria in un’insegna stradale? Specie se queste morti avvengono in paesi democratici, come il nostro e forse con maggiore diritto ad esserlo del nostro. La vigilanza, affinché non avvenga nulla di simile, è più rilevante in questo periodo, anche in considerazione degli sforzi che si stanno compiendo per portare la pace e la sicurezza in Israele, sforzandosi di chiudere proprio quell’epoca del terrore aperta e sostenuta da Arafat, alla cui morte sono venuti alla luce gravissimi e mai chiariti interessi economici miliardari personali, mentre il suo popolo pativa condizioni di grande miseria. Subito dopo la strage di Tel Aviv nella discoteca, si è tenuta la Conferenza di Londra, per il sostegno alla Palestina. Abu Abbas, presidente eletto della Palestina e tristemente omonimo del terrorista che guidò il sequestro della nave Achille Lauro, si è potuto così confrontare con i ministri degli esteri Ue, con il Segretario di Stato americano, con il Segretario generale dell’Onu, con i rappresentanti dei paesi arabi moderati e con i vertici della Banca Mondiale. La riunione è stata voluta e presieduta da Tony Blair e ha avuto il risultato di chiarire che qualunque aiuto sarà pattuito con la Palestina è da condizionare al rispetto della Road Map e al mantenimento della tregua concordata a Sharm el Sheikh. Ma se non verranno compiuti atti concreti, come l’individuazione e immediato arresto dei responsabili dell’ultimo attentato in Israele, se non verrà combattuto dalla Palestina apertamente chiunque ancora immagini l’uso del terrore contro Israele, allora sarà ancora una volta tutto inutile. E non si può dare torto al ministro degli esteri Shalom quando afferma che l’Anp continua ad esitare nella lotta e condanna al terrorismo, che il ministro Gianfranco Fini ha dichiarato essere stata aggiunta alla dichiarazione conclusiva della conferenza grazie alle pressioni italiane. Italia che ha anche l’ardire di meravigliarsi se pentiti Br, lucidi assassini, vengono condannati alla pena massima prevista, e che rischia di vedere una propria toponomastica terrorista: Corso Arafat, Piazza Baader, Largo Morucci. Qualcuno spieghi la differenza tra questi nomi.