Le Autostrade «spagnole» e l’aplomb di Gamberale   

In Italia esistono ancora uomini capaci di esprimere con forza e decisione le proprie idee, anche a prezzo di perdere vantaggi e benefici che smuoverebbero l’animo di molti. Vito Gamberale lascia la poltrona di amministratore delegato di Autostrade Spa con la classe e competenza che ha sempre contraddistinto la sua azione. Anche quando incassa la revoca per richiesta proprio del Consiglio di amministrazione, che ha reagito con poca attenzione alle sue dettagliate opposizioni alla fusione Autostrade-Albertis. Se nei mesi scorsi si è urlato allo scandalo quando politici si sono occupati di fusioni tra istituti di credito, oggi vengono invece accettate con maggiore nonchalance le osservazioni provenienti, in modo contrastato, dalle forze di governo e opposizione del paese. E tra tutte stupisce la serenità di Massimo D’Alema che fa da contraltare ai dubbi di Enrico Letta che critica l’apertura del presidente Gian Maria Gros, nonostante la sottesa affermazione di aver commesso errori in questa operazione. Letta denuncia pure gli enormi guadagni sottesi all’operazione, che hanno anche richiamato l’attenzione della Procura, cha ha aperto un’inchiesta su sollecitazione di un esposto dell’Adusbef in merito alla oscillazione del titolo. Il punto dirimente non risiede nella motivazione palese della fusione, risparmiare sulla tassazione che a Barcellona è molto vantaggiosa, in danno all’erario italiano, ma piuttosto la leggerezza con cui si affronta lo spostamento di capitali di una azienda che gestisce una concessione dello Stato, e che deve rispondere all’Anas degli investimenti infrastrutturali. Le garanzie oggi espresse dai vertici di Autostrade, che indicano la centralità italiana della gestione e organizzazione dell’azienda, potrebbero forse seguire lo stesso percorso delle garanzie espresse negli ultimi ventiquattro mesi quando venivano smentite le voci pressanti sulla intenzione della famiglia Benetton di cedere, al capitale spagnolo già presente, il controllo della società. Se la conseguenza prima di questa operazione è perdere l’apporto fondamentale di Vito Gamberale, forse converrà prestare attenzione ad una vicenda che riguarda, in ogni caso, tutta la collettività.