Investire in informatica   

Gli ultimi dati Assinform, che anticipano il rapporto 2004, appuntamento cruciale per l’analisi del mercato Ict italiano, sono sconfortanti. Secondo quanto illustrato da Pierfilippo Roggero, presidente dell’Assinform, e da Giancarlo Capitani, amministratore delegato della Net Consulting che ha collaborato alla analisi, il mercato It cala dello 0,4 per cento su base annua, trainato da aumenti in valore di vendite hardware e software, a discapito dei servizi. Dato che ci stacca di 6 punti percentuali dalla crescita del resto del mondo. Calo che diventa del 3,3 per cento se si osserva il mercato delle Pmi. Certamente colpa dei prezzi in diminuzione, che dovrebbero però riprendere per sostenere i costi obbligati dalle direttive europee RoHs e Weee relative al riciclo di rifiuti elettronici, il cosiddetto e-waste, che il governo italiano ritarda a recepire, nonostante la scadenza del mese di agosto di quest’anno. Infatti, in termini di unità vendute, il mercato Pc aumenta del 17 per cento, con un incremento del 35 per cento dei soli sistemi portatili. Nel comparto complessivo Ict spadroneggiano le telecomunicazioni mobili, con il 75 per cento della popolazione ufficiale possessore di almeno una linea, e con i servizi mobili di telefonia che superano per la prima volta il valore di quelli fissi, pari infatti a quasi il 51 per cento del mercato, di cui circa il 15 per cento di servizi a valore aggiunto che crescono di un +20 per cento. Linee mobili che portano agli stakeholder un Arpu ragguardevole, misurato in circa 400 euro anno per utente. Ma se le Tlc mobili tirano ancora, con il loro bel +5 per cento, il mercato Ict complessivo soffre dell’assenza di misure precise. Secondo Roggero, infatti, “Serve un piano sistemico, servono azioni urgenti che diano slancio agli investimenti Ict e respiro all’economia”, individuando “riferimenti programmatici internazionali (Ue e piani dei singoli Paesi più evoluti); obiettivi, indicatori e parametri misurabili (per esempio, far crescere It su Pil, dell’1 per cento , nei prossimi anni), per recuperare competitività; visione d’insieme e azioni/progetti tra loro correlati; volontà di confronto con le istituzioni, le forze sociali e il sistema del credito”. Noi andremmo anche oltre, chiedendo che vengano individuati i sistemi per stimolare un ammodernamento del parco macchine obsoleto, per esempio favorendo un rinnovo tecnologico reso necessario anche e proprio dalle imposizioni di spesa per il riciclo della “spazzatura elettronica”, che sarà a carico dei proprietari dei beni per la tecnologia oggi installata. Con un aggravio enorme dei costi, in particolare per la Pa che ha sempre avuto il problema di non poter vendere agevolmente i beni strumentali obsoleti. C’è da chiedere che anche nella programmazione regionale siano inserite le misure di sostegno al rinnovo tecnologico, smettendo di ignorare che l’innovazione, e la maggiore produttività, passano anche per questo percorso. Ma, e sappiamo di ripeterci e di insistere, devono essere individuate le misure per sostenere l’impiego di personale specializzato nell’It; le misure per favorire i consorzi tra piccole realtà fornitrici di software e servizi, permettendole di competere sul mercato nazionale delle medie aziende, che continua a rappresentare l’80 per cento del totale; le misure per facilitare l’installazione nella nostra area di aziende produttrici di applicazioni e middleware; le misure per facilitare, infine, l’insediamento in Campania di produttori di hardware.