L'industria agroalimentare e l'Unione   

Caro Direttore, il 26 Giugno scorso ho avuto il piacere di partecipare all’inaugurazione di un interessante evento tenutosi alla Città della Scienza, luogo che Silvestrini ha saputo rendere ideale per molti importanti momenti che riguardano soprattutto il tessuto imprenditoriale e produttivo campano: era AgriCultura. La manifestazione, che terminerà il 6 luglio, è sorta per l’evidenziazione e il rilancio delle produzioni agroalimentari nostrane, evento che l’assessore regionale all’Agricoltura Vincenzo Aita ha promesso di rendere stabile nel tempo, e che ha visto il giusto apporto anche di Gianfranco Alois e Teresa Armato, essendo la produzione tipica agroalimentare un argomento che riguarda giustamente anche Industria e Turismo. Non entro nel merito della riuscita manifestazione, se non per notare che non viene citata nel sito internet dell’Ersac, Ente Regionale per lo Sviluppo Agricolo in Campania, che pure ha finanziato la presenza delle diverse Aziende produttrici insieme agli organismi di gestione dei vari Doc, Dop, Docg ecc., e che, purtroppo, AgriCultura è un marchio registrato di un settimanale on-line di “culture rurali” (www.agricultura.it). La riflessione che voglio fare è invece quella del ruolo dell’Unione degli Industriali rispetto alla necessaria crescita di questo settore fortemente portante dell’economia locale e regionale. Divertendomi a “degustare” i vari vini, liquori, formaggi, frutti canditi, miele, conserve e mozzarelle, e chi mi conosce capirà quanto abbia approfonditamente gustato le varie specialità, non ho potuto fare a meno di chiedere a chi si definiva Industria di Produzione se fosse iscritto alla nostra Unione, se ne conoscesse i vantaggi, dal supporto all’internazionalizzazione, tema sentitissimo, alla più nota attività di supporto alle relazioni sindacali, fino alle convenzioni e al grande supporto informativo offerto dalla struttura. E come la quota associativa proporzionata dallo statuto permettesse un facile accesso anche e soprattutto alle Pmi del settore.Devo dire di essere rimasto un poco sconfortato dal risultato di questo microsondaggio, ricevendo dai non iscritti, che mi sono promesso di “presentare” in associazione, soprattutto meraviglia rispetto all’effettiva utilità e vantaggio derivante dall’essere associato.Non è il mio settore, quello dell’industria agroalimentare, ma credo che sia costituito da numerose aziende che stanno crescendo di numero e qualità, senza attingere in maniera decisa alle risorse disponibili, in particolare in tema di internazionalizzazione, come invece accade in aree a noi assimilabili, come le Isole o la stessa Puglia. Non mi riferisco quindi alle misure specifiche di settore, che anzi l’assessore Aita ha detto esaurite da circa 7.000 aziende finanziate fino al 2006, ma agli interventi specifici di carattere industriale, come innovazione, internazionalizzazione, ecc. Il mio vuole essere un invito diretto al neopresidente Alfonso Petrillo del Gruppo Piccola Industria provinciale, e al suo staff, nonché al presidente regionale P.I. Luigi Iavarone, per ricercare all’interno di questo settore, in concerto con la sezione di pertinenza, un possibile allargamento della base associativa che renda l’Unione maggiormente protagonista dello sviluppo di questo fondamentale tessuto produttivo. Ovviamente, mentre invito, non posso esimermi dall’offrire la mia piena collaborazione, ove ritenuta utile, nel realizzare l’obbiettivo.