Privacy e ricerca   

Caro direttore, finalmente, e con l’autorevolezza che gli compete, il ministro per l’innovazione e la tecnologia, Lucio Stanca, ha definito con chiarezza che la biometria, cioè il sistema con cui si identifica una persona da suoi dati fisici caratteristici, come impronte digitali, fisionomia del volto o dell’iride, non può essere in alcun modo considerata una violazione della privacy. Da tempo sottolineo proprio la identità che esiste tra il concedersi in fotografia per l’archiviazione del proprio documento di identità con il fornire altre proprie informazioni biometriche, come lo è la stessa foto tessera. Che il ministro Stanca lo definisca in un comunicato è fondamentale per tanti aspetti, non solo legati al noto impatto che la biometria può avere nella lotta al terrorismo, proprio per cancellare quell’allarmismo “che si vuole creare su queste attuazioni penalizzando l’applicazione delle tecnologia in un Paese che, invece, è in ritardo nel suo utilizzo e diffusione”. Diviene così utile per la Pa trovare strumenti specifici di supporto nelle “Linee guida per le tecnologie biometriche” fornite dal Cnipa, Centro Nazionale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione, facendo entrare di diritto la biometria nell’e-government, come ribadito proprio in un recente convegno organizzato su questi temi. Al primo vertice mondiale della Società dell’Informazione, promosso dall’Onu, nella dichiarazione finale dei 200 paesi partecipanti, ossia la Magna Charta della Società dell’Informazione, è scritto che “un prerequisito per lo sviluppo della Società dell’Informazione e per costruire la fiducia degli utilizzatori di tali tecnologie è il rafforzamento di un contesto di garanzia della sicurezza che comprenda sicurezza informatica, procedure di autenticazione, salvaguardia della privacy e protezione dei consumatori”. In tale ambito, ha detto Stanca, “le tecnologie biometriche sono una componente per dare fiducia in quanto esse permettono di fornire più garanzie al cittadino sull’autenticazione certa, ad esempio, delle persone che nelle Pa hanno funzioni delicate, come l’accesso a dati personali relativi a sicurezza, indagini giudiziarie, dati fiscali o finanziari.” Secondo il ministro per l’Innovazione e le Tecnologie “la sfida è quella di sfruttare al meglio la tecnologia, spesso in sinergia con la biometria, per produrre una nuova generazione di documenti che consentano di creare un legame più forte fra documento e titolare. La Pubblica amministrazione e la politica di e-Government rappresentano le prospettive di maggior sviluppo applicativo delle biometrie”. E la biometria diventa così un area su cui le imprese del comparto Ict possono avviare da subito la commercializzazione di numerosi prodotti disponibili, nonché l’avvio di progetti di ricerca, che nelle aree meridionali godono di due risorse poco sfruttate: finanza agevolata e sinergia con centri come il Criai di Portici o il Centro di Competenza Ict Universitario, con cui è possibile realizzare da subito progetti congiunti con le Imprese.