Visioni mediorientali   

Manca una visione, tra le varie ipotesi che si stanno addensando sull’incidente al check point in Iraq che è costato la vita di Nicola Calipari e il ferimento di un suo collega, insieme a Giuliana Sgrena. La visione parte dalla possibilità di confutare le altre fino ad oggi proposte, con clamore, dai media e dai governi con le loro dichiarazioni ufficiali. L’ipotesi meno accreditabile è quella della necessità di uccidere il funzionario del Sismi o la stessa Sgrena: i sistemi a disposizione di chiunque avesse avuto questo obbiettivo, compreso l’esercito statunitense, avrebbero consentito di costruire una qualsiasi esplosione o sparatoria, da addebitare successivamente al gruppo terrorista che poteva fare più comodo. Così come l’ipotesi di un incidente continua a essere poco credibile, a meno che la cooperazione tra l’alleato italiano e quello americano non sia meno elevata di quanto si lasci intendere. Ma, in queste condizioni, il rischio sarebbe stato corso in modo diverso dagli esperti funzionari che accompagnavano la Sgrena all’aeroporto. A meno che… Supponiamo ad esempio che l’ultimo rimpasto nel governo Usa sia stato poco gradito a forze, più o meno oscure non importa, che hanno avuto importanti ruoli nell’amministrazione precedente e forti interessi nell’operazione irachena, partendo dalle forniture di armi e servizi nella fase di ingaggio e arrivando poi fino alle successive fasi della ricostruzione e industrializzazione del paese. Supponiamo che proprio Condoleza Rice, la sua carriera e la sua indubbia fedeltà al presidente Bush, insieme al suggerimento praticato di interrompere la distanza che si stava creando tra Usa e Ue, siano già sufficienti argomenti di disagio per nemici interni, che hanno visto in ciò una concreta messa in pericolo dei propri progetti. E supponiamo pure che l’influenza di queste forze sia ancora notevole sui vertici dell’esercito americano, in particolare su chi governa gli uomini di stanza in Iraq. Sarebbe stato semplice, essendo ben informati, chiedere ad una pattuglia di giovani soldati americani di effettuare un attenta sorveglianza della strada per l’aeroporto, allarmandola sui grossi rischi che si annidano sulla “strada della morte”, spaventandola così tanto da invitarla ad un uso spregiudicato delle armi a disposizione. Ovviamente per nulla informandola sulla nota liberazione e sul transito degli ufficiali del Sismi da lì a poco. Tutte le migliori condizioni per un “incidente”. Non solo inevitabile, ma anche difficilmente giustificabile dai vertici americani: un disastro ingestibile. Ma a chi giova? In primis a chi avrebbe potuto dimostrare la propria forza, o il danno provocato dalla propria estromissione. In secondo luogo a chi sta lavorando per minare, anche indirettamente, gli sforzi tesi a creare diverse condizioni in tutta l’area. Dalle parti nostre, invece, sarà cura di ciascuno strumentalizzare l’accaduto per riproporre il ritiro italiano dalla zona di guerra. Ritiro che, giusto o sbagliato, non può essere connesso a questo singolo, se pur tragico, episodio.