Cavalleria padana   

Caro direttore, prestando attenzione alle reazioni del ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, al gravissimo attentato istituzionale compiuto dalla Lega in Parlamento, che ha interrotto una dichiarazione di voto dei propri alleati di governo per stendere, sui banchi del Governo, uno striscione contro l’ingresso della Turchia in Europa, dobbiamo aprire un ampio spazio di riflessione. Fini ha evidenziato l’evento, che ha prodotto una sanzione per i deputati leghisti coinvolti, come un mero atto di propaganda pre-elettorale. Lasciando da parte le considerazioni di stile che potremmo fare sull’azione della Lega, che fa il paio con le generali modalità di gestire l’interlocuzione di piazza con i propri elettori, quello che risulta evidente, ancora una volta, è che nella coalizione di maggioranza si è perso ogni controllo verso le posizioni comuni da adottare. Ben tre ministri leghisti hanno infatti partecipato alla manifestazione milanese contro la Turchia organizzata dalla Lega, con una presenza alquanto scarsa di partecipanti, che l’organo di partito “La Padania” dava essere previsti in addirittura cinquantamila (trasportati da 200 autobus secondo l’articolista!). Manifestazione conclusasi con un testo, letto dal ministro Roberto Calderoli, del senatur convalescente e grande capo Umberto Bossi. Discorso in cui si ricorda della cavalleria padana che ferma gli ottomani, definiti “nero periglio”, in quel di Vienna. Peccato che Bossi, che parla di “nostra storia”, si dimentichi dell’apporto di Ankara nella seconda guerra mondiale, del suo ruolo centrale nella Nato, situata com’è tra Asia e Medio Oriente. L’ingresso della Turchia in Europa dovrebbe essere solo la ratifica di una situazione di fatto, vincolati come siamo da secoli di relazioni culturali, commerciali e politiche, ben più solide dei recentemente liberati paesi dell’Est. Ma se i problemi sono leghisti, da un lato, non aiuta certo la posizione fissatamene giudaico-cristiana sbandierata dal ministro per l’Europa Rocco Buttiglione, che tenta di cavalcare ogni piccolo spiraglio proveniente dagli oppositori in Francia ed in Germania, ancora una volta smentendo le posizioni avute dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Bruxelles, insieme al proprio ministro degli Esteri. Da diverse parti si propone come di centro destra il supporto all’ingresso turco, dando al centro sinistra una posizione più attenta al rispetto di condizioni sempre più vincolanti e oppositive. Ma il vero problema è nelle identità di questi due schieramenti, traversati ora da liberalismo e ora da clericalesimo, senza averne nessuno le origini a supporto. Anche in questo caso si evidenzia come l’appoggio alla Lega sia una patata bollente ingestibile e come ciascuno schieramento sia pressato dall’impellenza di assumere posizioni più chiare e distinte su alcuni argomenti: pena il litigio furioso. A qualcuno dovrebbe venire in mente che non sia da mettere in dubbio il maggioritario, ma semplicemente la farsa del bipartitismo.