L'alito di Rutelli   

L’immagine di Francesco Rutelli che urla alla riunione della Margherita, violaceo, che è stato costretto a mangiare negli ultimi anni pane e cipolle, ci preoccupa e dispiace solo per il flatulento alito che ciò ha potuto procurargli. Anche se dalla Cina, lontano non solo fisicamente, Romano Prodi lo avvisa del suo suicidio. E non si comprende bene se questa sia una constatazione, una minaccia o un auspicio. Fatto sta che il nervosismo e la tensione generate in questo frangente creeranno un lungo strascico che certamente avrà influenza sulle prossime elezioni politiche. Pur apparendo un mero momento di ricatti e veti incrociati dettati dalla intenzione di porre, sulla bilancia delle future poltrone, una serie di ciottoli in grado di modificare l’asse di misura. Non è casuale la coincidenza di questi tumulti, che termineranno appena verrà fornito il prossimo panino aromatizzato a Rutelli, con le manovre di Udc, An e Fi intorno al tema del partito unico. Tema che esclude saggiamente la iattura leghista, e lascia intendere anche una forte capacità di intelligence ancora disponibile nelle mani di Silvio Berlusconi. Intelligence e strategie troppo esercitate e sottili per non pensare che sia tutto come ci appare. L’argomento del giorno, l’argomento “vero”, non è rappresentato dalle formule e dalle alchimie delle alleanze interne ai due poli e delle strategie per presentarsi più o meno variopinti dentro la vergognosa quota residua proporzionale del nostro sistema elettorale. Il punto è invece quello della leadership, di chi dovrà essere al contempo rappresentativo delle forze politiche che muovono l’elettorato e condottiero indiscusso del prossimo governo. Indiscusso perché così vuole il paese e i nostri alleati, perché la possibilità di vederne vacillare il potere nel prossimo quinquennio rappresenterebbe un disastro per la coalizione di appartenenza, ma anche per gli interessi tecnocratici e finanziari, leciti e illeciti, che poi veramente determinano il nostro futuro. Il fatto che la maggior parte della popolazione si preoccupi di sbarcare il lunario, imprese comprendendo, è un di cui che si pensa di gestire successivamente. In fondo le crisi economiche e le recessioni hanno sempre arricchito qualcuno, e mai nel ceto medio e basso. Di tutta evidenza è come tra i perdenti previsti, la Cdl, si stringano i ranghi nel tentativo di pianificare un’opposizione evidente e capace di essere riconosciuta come unitaria dall’elettore, mentre dove il bottino previsionalmente s’allarga, nell’Unione, i disagi prespartitori si manifestano in modo colorato, fino all’incapacità di discutere ordinatamente dei Disobbedienti che, per tentare di imporre tre punti di programma, finiscono per occupare anche se stessi. La stanchezza che attanaglia l’osservatore esterno è la stessa che favorì l’anomalia generatrice delle invasioni barbariche del ’92. In fin dei conti allora, pur nella tragedia, tutto si risolse per il meglio. Stiano attenti tutti a non creare le condizioni per far scendere in campo qualcuno che, con la scusa di apparire uomo forte e risolutore dei problemi, ci privi poi delle libertà così tanto duramente conquistate.