Sviluppo della sicurezza: il ruolo delle imprese   

Ed ora ciascuno faccia la sua parte. L’indulto aprirà le porte del carcere a migliaia di detenuti ai quali sarà necessario far sentire la presenza, l’accoglienza della società civile, in un gioco di ruoli che vede gli imprenditori tra i primi responsabili di quel reinserimento sociale atteso dalle persone che rientrano in libertà dopo aver commesso atti proprio contro la comunità che oggi deve integrarli. Senza dimenticare le grandi reciproche opportunità che devono essere fattive e visibili per le persone ancora soggette a restrizione della loro libertà. Ed il primo, spesso l’unico, elemento capace di far vivere una relazione regolare con la comunità è il lavoro, che anche la nostra Costituzione riconosce valore di pari dignità della libertà. I prossimi liberi, senza lavoro, diverranno prima liberti, e poi facilmente nuovamente rei di una esclusione sociale di cui siamo tutti responsabili. E’ talmente chiaro al legislatore quanto sia ordinariamente indispensabile stimolare il lavoro delle persone da reintegrare socialmente, che esistono leggi specifiche come la cosiddetta legge Smuraglia, che già offrono alle imprese riduzioni del carico contributivo, oltre a congrui crediti di imposta mensili per ogni dipendente detenuto assunto. A queste norme si aggiunge quel poco oggi disponibile per chi assume persone disoccupate da oltre 24 mesi. Se le imprese, anche attraverso le associazioni datoriali, si rendessero disponibili e aperte, forse sarebbe facile immaginare che i benefici della legge Smuraglia, la L.193/2000, potrebbero essere estesi anche a tutti coloro che oggi usciranno grazie alla clemenza, anche prevedendo norme specifiche che supportino, almeno nei primi anni, il reinserimento del futuro lavoratore. Anche attraverso piani di formazione scelti e coordinati con le aziende, affiancando ad esempio un fondo nazionale specifico, erogabile dalle disponibilità della Cassa delle Ammende, da far gestire a Fondimpresa che potrebbe contribuire con una quota analoga da utilizzare per la stessa finalità. Senza duplicare le complessità legate alla presentazione dei progetti di reinserimento già previsti nella gestione della Cassa delle Ammende, ma prevedendo una formula di trasferimento di parte delle competenze di gestione direttamente a Fondimpresa, che si impegnerebbe a erogare formazione per un numero di ex detenuti proporzionato allo stanziamento. Legando questi corsi a specifici progetti di assunzione, anche a progetto o a tempo determinato, realizzati dalle imprese coinvolte. Non solo a tempo indeterminato, perché quello di cui hanno bisogno le persone fino ad oggi ristrette in carcere è di sentire il rumore del motore che riparte: a guidare ci sanno pensare bene anche da soli.