La cancellazione programmata di Gianfranco Fini   

Esiste un inquietante ed ipotetico scenario dietro quello che sta accadendo in Italia in questi giorni, scenario che vogliamo rappresentare (sinteticamente e parzialmente) in queste righe. Scenario che potrebbe far riflettere. La premessa è che “l’incidente romano” della presentazione delle liste del PdL sia stato architettato all’interno di un accordo Berlusconi-Casini-D’Alema teso alla cancellazione della evidente leadership che il Presidente della Camera Gianfranco Fini sta assumendo nel centrodestra.

Lo scenario in sintesi è costituito da questi passaggi:
- La candidatura della Polverini è stata imposta al Pdl da Gianfranco Fini
- I Berluscones sanno in grande anticipo della operazione dei Radicali che avrebbe imposto legalità nello scempio che la legge elettorale regionale avrebbe creato, e decidono di usarla strumentalmente
- Decidono quindi di creare due incidenti, uno a Roma che dia certezza di un problema irrisolvibile, come la non presentazione della lista PdL , non solo quindi una risolvibile semplice irregolarità
- Per non dare nell’occhio si crea un parallelo meno grave, ben risolvibile, in Lombardia con Formigoni, già incandidabile per l’eccessiva durata del mandato regionale
- Si simula una reazione scomposta, affatto risolutiva della situazione romana, attraverso addirittura la farsa del “decreto interpretativo”, che poi non sarà utilizzato, come è accaduto, nonostante la firma del migliorista Giorgio Napolitano, anche perché scritto volontariamente male. E non c’è stata alcuna forma di coinvolgimento del Parlamento, unica sede che avrebbe potuto creare una soluzione condivisa se votata a larghissima maggioranza

Gli obiettivi che il gruppo di interesse cerca di ottenere sono svariati
- Perdere le elezioni laziali, strategicamente come già accaduto per alcune competizioni nazionali, per lasciare il cerino acceso del bilancio regionale gravemente ingestibile nelle mani di un centrosinistra che risulterà indebolito dalla pressione tra cattolici e gli altri. Provocando una gabbia nell’azione di Emma Bonino, come desiderato anche dalle alte sfere vaticane, rappresentate dal Fratello Casini.
- Creare le premesse per l’annullamento entro due anni delle elezioni regionali nel Lazio, per fare coincidere le prossime elezioni regionali con quelle politiche, anche tramite sentenze di annullamento postumo della prossima competizione elettorale
- Impedire al gruppo di Fini di avere libertà di governo anche in caso di vittoria, imponendo sin da subito, nel caso di vittoria del centrodestra in Lazio, il nome e il numero di assessori provenienti dalle file berlusconiane
- Convogliare i voti di alcuni grandi elettori su uomini di fiducia inseriti nella lista Udc, che per questo andrebbe analizzata a fondo

Tutta questa strategia comporta una serie di risultati, a cominciare dal danneggiamento sistematico della immagine e della capacità di intervento e di governo di Gianfranco Fini, che ha commesso l’errore di assumere numerose posizioni assolutamente non gradite al Vaticano, ma anche a buona parte dei suoi alleati. Di fatto ora sarà avvantaggiata, per esempio, non solo la lista Udc, consentendo esperienze importanti agli uomini di Casini, ma anche alla lista di Storace, già pronta ad assorbire chi si pone in contrasto con la linea moderna della destra come la immagina Gianfranco Fini.

Il Grande Stratega che siede alle spalle dell’”incidente romano” ha anche compreso come il grande trambusto avrebbe contribuito a cancellare il dibattito politico sui temi reali di governo, in modo da non fare assumere impegni politici e di programma di cui i cittadini avrebbero potuto oggi discutere e successivamente riscontrarne l’applicazione.

Tant’è che le tribune politiche, comprese quelle che dovevano scaturire dalla riforma Beltrandi, non sono ancora partite e non partiranno neanche a 15 giorni dal voto. Il controllo dei media da parte del Grande Stratega (e non immaginate minimamente che ci si stia riferendo a Berlusconi, utile marionetta) provvederà successivamente a cancellare nuovamente la presenza radicale, spegnendo ogni riflettore.

La proposta del rinvio delle elezioni è quella già esclusa da tempo, come quella di una sanatoria condivisa.

Come dimostra anche la voce tremante di Bersani quando deve rispondere ad Emma Bonino alla assemblea dei Radicali di martedì 9 Marzo scorso sulla proposta saggia del rinvio. Tremante anche per l’arduo compito affidato a Bersani di far desistere dalla scelta di Emma Bonino e dei Radicali di ritirare la propria candidatura o di insistere sulla saggezza del rinvio della data delle elezioni. Mossa coraggiosa e imprevedibile anche per il Grande Stratega, e che avrebbe creato una evidenza internazionale alla mancanza di democrazia e legalità nel Paese

Al contorno sono ben attivati i “tampax borghesi”, quegli assorbitori di protesta che un tempo furono rappresentati da Bertinotti: Antonio Di Pietro e Beppe Grillo.

Di Pietro è già avvezzo ad alleanze oscene, come fu quella con Sergio De Gregorio di cui non poteva ignorare essere stato direttore de “L’Avanti” di Craxi, anzi un suo importante referente durante l’esilio ad Hammamet. E’ l’oppositore predefinito dal regime, che assorbe voti come Grillo, con il solo scopo di indebolire un Partito Democratico che appare evidente come sia già fortemente fratturato, se non deceduto, per gli scontri interni.

Tampax borghesi perchè assorbono, sedandola, la protesta dei più arrabiati, quelli più pericolosi, come già fu per i Movimenti di Caruso con Bertinotti, insieme alla protesta della società civile, nuovo proletariato borghese, che crede di avere maggiore partecipazione e rappresentatività anche individuale quando si fa trascinare nel ben coordinato Popolo Viola, altrettanto inutile e ben convogliato.

Una strategia perfetta. Al Vaticano si dona un indebolimento delle forze pericolose, da un lato i Radicali, che da gran competenti e attenti osservatori si stanno rendendo conto del gioco a fregare, probabilmente tenuto anche da qualche alleato interno della trimurti Berlusconi-Casini-D’Alema. Dall’altro si raggiunge l’obiettivo importante di mandare un forte messaggio a Gianfranco Fini che vedrete ben presto venire a miti consigli, e forse annichilirsi nella esperienza delle regionali romane.

Nel frattempo scompaiono, e scompariranno, fatti ben più gravi, come la prescrizione per Mills e l’oscuramento dei processi a Dell’Utri e Berlusconi, proprio mentre con Ciancimino si creava una altra esperienza del “pentito pazzo” come è stato per Spatola. Basti pensare che il dossier Ciancimino appare come una copia di alcuni testi già pubblicati da Marco Travaglio, che sono spesso la ripubblicazione di vecchissimi atti processuali penali, identica strategia utilizzata da Saviano con Gomorra edito da Mondadori. Parlare di cose vetuste per coprire le illegalità correnti e le nuove strategie ed alleanze internazionali della Nuova Mafia triangolare.

In questo angosciante ed ipotetico scenario rimane aperta una riflessione che dovrebbe coinvolgere molti, ma che non ha una risoluzione facile, poiché la Casta e le forze in gioco hanno ormai creato un panorama in cui a nessuno conviene chiamarsi fuori dal gioco. Si perderebbero troppi denari.

L’amico Putin insegna: in Italia ben presto assisteremo anche all’arresto di chi ancora detiene un potere economico proprio, unico interesse della trimurti, come fu per la presa del controllo di gas e petrolio nelle mani del governo moscovita.

L’odore di guano che ci ricopre è ammorbante, il rischio è che ormai ce ne abitueremo e come per ogni consuetudine ci apparirà normale esserne ricoperti.