Recuperare Procida   

Caro direttore, la moltitudine dei colori pastello degli intonaci delle case di Procida, che si notano avvicinandosi da mare all’isola, sono una caratteristica che sottolinea la tradizione fortemente marinara dei suoi abitanti. La grande varietà di tinte era utilizzata per riconoscere la propria casa, dai pescatori e marinai, anche da grande distanza. A differenza delle isole d’origine non vulcanica, Procida ha avuto il vantaggio di facilitare l’uso dei materiali poveri presenti nelle rocce, che permettevano la realizzazione dei potenti rosa, ocra e celeste che distinguono le costruzioni della Corricella, del Sancio Cattolico, il Santecò, dell’alta Terra Murata, da cui s’impone l’Abbazia di San Michele Arcangelo. Un arcobaleno tenue che percorre il breve perimetro dell’isola, fino alla Chiaia e alla Chiaiolella. Accanto all’Abbazia, proprio nell’area della panoramicissima terrazza, v’é una casa storica, rappresentativa dell’architettura tipica dell’isola, con i suoi archi sagomati a mano da pazienti artigiani. Quelle rotondità, insieme alle scale esterne in muratura, sono l’immagine del carattere procidano, la cui intimità è raggiungibile solo inerpicandosi per scale e viuzze spesso celate, come l’animo di chi almeno una volta nella vita si è imbarcato. Peccato che il mare, come dà, toglie. La bianca casa vicina all’Abbazia è in stato di grande degrado, come molte delle pareti delle case del perimetro marino dell’isola. L’attivo sindaco Muro potrebbe trovare, tra le molteplici risorse destinate al recupero urbano e alla valorizzazione dei siti turistici, una fonte di cofinanziamento per i privati che consenta di ripristinare e ritinteggiare le facciate delle molte costruzioni con pareti violentate dal vento, dal mare e dagli anni. Tra le isole dell’arcipelago napoletano, Procida, con i suoi poco più di quattro chilometri quadrati, sta diventando un polo di attrazione per eventi e turismo di vera elitè, se sapremo tenerci stretti i suoi valori caratteristici, come lo è l’emozione della sua vista. Così come si dovrebbe avere maggiore cura del complesso dei “giardini di Elsa”, che presentano brutte zone d’ombra, divenute scarico di rifiuti, di betoniere calcificate insieme a vialetti impraticabili per la vegetazione incolta, e brulicante di insetti, che li invade. La Giunta procidana ha davanti a se gli ultimi mesi di attività, finora fervente, del Sindaco non più rieleggibile e commosso alle lacrime alla festa della Graziella: è nelle sue mani la possibilità di lasciare un ultimo significativo ricordo, realizzando un piano di recupero che salvaguardi fortemente anche le caratteristiche artigianali originali con cui gli intonaci furono realizzati.