Biometria consapevole   

Caro direttore, in Inghilterra come negli Usa si stanno diffondendo sistemi di rilevazione biometrica che dovrebbero aiutare i sistemi di sorveglianza aereoportuale a meglio controllare il transito dei passegeri, come azione preventiva verso attentati terroristici. La biometria, che consente di identificare una persona attraverso informazioni uniche e permanenti, caratteristiche di ogni individuo, è applicata da tempo attraverso l’uso delle impronte digitali in ambito penale. Dalle impronte al Dna il salto è sembrato notevole, ma oggi più semplici, e più sofisticate, tecniche ci giungono da oltreoceano, come la scansione dell’iride, mentre in Italia si diffondono sistemi capaci di leggere la forma della mano in semplici sistemi di controllo dell’accesso al posto di lavoro. Se da un lato si possono comprendere i timori che derivano dalla necessaria tutela della privacy, e Stefano Rodotà è uno dei maggiori conservatori in Europa in tal senso, non si può non plaudire ad una serie di vantaggi che ne derivano. Mitigare l’assenteismo nelle strutture pubbliche e private, grazie al riconoscimento della morfologia di una mano, non scambiabile come un badge, non dovrebbe dispiacere a nessuno, purchè i dati identificativi individuali fossero sufficientemente protetti. Così come l’installazione sottocutanea o in un bracciale di un trasmettitore Rfid, la nuova etichetta elettronica che ci aiuterà nel tracciare i prodotti, al posto dgli obsoleti codici a barre, potrebbe agevolare la vita di tutti i giorni permettendoci di fare la spesa, il pieno di carburante o entrare al cinema, senza neanche utilizzare più il vecchio bancomat. La preoccupazione più è quella che l’associazione prodotto-consumatore possa creare qualche disagio, come se non avvenisse già quando raccogliamo punti al supermercato con la nostra personalissima card. In fondo è meglio così: probabilmente i signori del marketing scoprirebbero che i consumatori sono meno imberbi di quanto credono, costrigendosi a vendere prodotti più graditi perché migliori. Comunque, prima che scoppino centinaia di vertenze con pareri discordi, sarebbe utile che associazioni datoriali e sindacati concertassero le regole del nuovo gioco del controllo del lavoratore, poiché molti saranno, anche giustamente, tentati di introdurre la biometria della mano anche sulle isole di lavoro in plant per ottimizzare la costificazione di commesse industriali. E’ necessario che la comparsa di nuove tecnologie si accompagni ad un inseme di regole per il loro corretto utilizzo, in modo da facilitarne l’adozione invece di creare timori superflui. Un buon esempio potrebbe venire dal Parlamento e dal Senato, dove la biometria in fase di voto impedirebbe l’orrido costume di votare per gli assenti.