Come ti fotografo l’embrione umano   

L’approvazione nel VII programma quadro europeo della ricerca sulle cellule staminali embrionali appare il frutto di un compromesso tra la necessità di dare speranza a decine di milioni di malati solo in Italia e le esigenze di interferire con l’etica cattolica nella politica del continente. Così si potrà accedere alle risorse economiche europee a patto che l’embrione utilizzato non venga distrutto, ovvero che venga distrutto solo quando è superato il tempo per cui la crioconservazione non ne consenta un impianto a fini riproduttivi. Tempo che deve essere ancora stabilito, solo in forma teorica, poiché non è possibile effettuare una sperimentazione che consenta di misurare tale tempo. Insomma, un vero pateracchio che si confronta in Italia con la legislazione che proibisce qualunque utilizzo delle cellule staminali, anche quelle conservate da anni come sovranumerarie da fecondazione artificiale e che il mondo cattolico sta destinando così allo scarico fognario. In questa battaglia tra favorevoli alla libertà di ricerca scientifica, sempre nei canoni dell’etica, e fautori di un oltranzismo spesso cieco, si inseriscono anche modalità di informazione che rasentano l’uso delle tecniche subliminali. Una foto circolata nelle ultime ore rappresentava un ipotetico embrione in cui si distingueva una linea di demarcazione nell’immagine che faceva chiaramente pensare ad un feto parzialmente sviluppato, cosa che invece accade dopo numerose settimane, affianco ad una altra immagine a colori, a differenza della precedente, che avrebbe dovuto rappresentare l’immagine dei risultati di ricerca di clonazione terapeutica, con una colorazione che faceva pensare a tessuti umani cosparsi di vasi sanguigni di un bel rosso. Una immagine che tecnici e scienziati possono ben analizzare per la sua intrinseca strumentabilità, frutto di abili manipolazioni grafiche che però possono impressionare e influenzare milioni di persone senza conoscenza, spingendole a raccapriccianti conclusioni. Ma lo sfruttamento della credulità popolare non era un reato? Forse i movimenti politici e gli ambienti scientifici che sanno distinguere tra difesa della vita, quella dei malati, e prigionia delle coscienze, quella prodotta da una etica ipocrita, potrebbero segnalare le foto, per altro comparse su alcuni quotidiani distribuiti gratuitamente, a qualche authority o a qualche organo inquirente per accertare se non si siano violati diritti fondamentali con la loro pubblicazione.