Autorità garante delle comunicazioni tra pubblicità e tutela dei consumatori   

Il provvedimento dell’Agcom che vieta la variazione del volume sonoro della pubblicità è in vigore dal 26 luglio scorso e prevede sanzioni per le aziende che non ottemperano al divieto.
E’ un passo avanti nella reale tutela dei consumatori ma ancora non sufficiente. Come per il regolamento, in delibera n. 418/06/Cons pubblicato il 20 luglio 2006, che tutela gli utenti che ricevono prodotti telefonici direttamente in bolletta, pur senza averli mai richiesti, fenomeno di truffa diventato enorme nei mesi scorsi.
Entrambi i provvedimenti prevedono, come per tutte le azioni dell’Autorità, una sanzione verso gli operatori televisivi o telefonici, che possono così mettere in conto, tra gli enormi ricavi che derivano da azioni scorrette, semplicemente il costo della sanzione insieme ad una alea sulla probabilità o meno di essere colti con le mani nel sacco. Finché non si provvederà a imporre uno specifico risarcimento degli utenti danneggiati, quando singolarmente individuabili, o a un rigiro proporzionale alle associazioni dei consumatori riconosciute ai sensi dell’art. 5 L.281/1998, quando gli utenti non sono singolarmente individuabili, il ruolo dell’Autorità rimarrà una farsa. Come succede per moltissime Authority nel nostro Paese. Drammatica è la situazione se si considera che l’intervento avviene solo su richiesta di parte e non per iniziativa propria, come sarebbe invece auspicabile. Per esempio nessuno pone fine allo scempio della simulazione di gratuità di offerte di traffico telefonico per cellulari in cui invece è sempre specificato un corrispettivo da pagare insieme a limitazioni d’uso che corrispondono, infine, ad una specifica tariffazione al secondo, se non, come spesso capita, a scatti anticipati, pago anche se non consumo, oltre a esosissimi scatti alla risposta. Il tutto scritto in caratteri minuscoli e spesso impossibili da leggere per il poco tempo con cui vengono esposti, con i cosiddetti “super” che rappresentano la vergogna della pubblicità in Italia. Ma siamo il paese delle perline colorate agli stolti, come dimostra il fatturato di idiote suonerie e gadget di ogni tipo, pari a migliaia di milioni di euro all’anno. Forse, invece di tassare la benzina, sarebbe meglio tassare queste e altre idiozie, per risolvere tanti problemi nazionali, partendo anche dalle enormi spese per la sanità pubblica e dalle necessità di avere uno sviluppo sano, basato su manifatturiero, ricerca e innovazione.