La forza della Lega è in lenta agonia   

Ma non era proprio la Lega a definire le istituzioni nazionali parte di Roma ladrona? Non veniva dalla Lega una gran parte di acrimonia verso quei momenti di governo che favorivano gli interessi particolari gestiti nei palazzi? Qualcosa è veramente cambiato. E la difesa di Antonio Fazio da parte del ministro Maroni, e non direttamente da Bossi, è il segnale del degrado in cui versa la Lega. Argomento su cui pare definitivamente tramontata la delega fiduciaria affidata da tempo dalla Lega a Giulio Tremonti, che direttamente e attraverso il suo delegato, il ministro Siniscalco, ha ormai tirato l’affondo definitivo al governatore della Banca d’Italia. Dimissioni o sfiducia, appare chiaro che il tentativo di mantenere Fazio in carica almeno fino alle prossime elezioni è ormai fallito. A meno che non venga seguito il suggerimento oculato di Piero Fassino di anticipare la data delle consultazioni, anche per favorire la ripresa del governo della nazione che versa in condizioni ben peggiori di quelle da più parti indicate. Cominciando dal mondo delle imprese, in un paese ormai incapace di essere ascoltato, specie sui temi dell’import e del sostegno allo sviluppo, in sede europea. Teso com’è solo a dimostrare in Ecofin e in altre sedi che tutto va bene. Per fortuna esistono gli indici indipendenti che non possono essere annoverati tra la “cattiva stampa”, o stampa cattiva, che continua a produrre, secondo le ultime dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi, falsi allarmismi. In questo angusto scenario ci appare notevole il coraggio della Lega che difende l’indifendibile, con un palese interesse verso le operazioni degli immobiliaristi che avrebbero contribuito al progetto di una banca padana. Non è forse una difesa incomprensibile, un conflitto d’interessi, se in Italia esiste ancora, l’ignobile ma vigente, legge sul finanziamento pubblico dei partiti? Ci auguriamo che non sia una Carimi quella nel progetto leghista, perché ormai sembra che tutti siano presi con le mani nel sacco. Ed anche se l’opposizione ancora non sfrutta questa colpa evidente, gli elettori padani forse non perdoneranno lo scivolone, che palesa come la forza di Umberto Bossi sia in lenta agonia.