Sudan, Corte penale internazionale: credibilità e autorevolezza a rischio   

L’annosa vicenda che ha portato alla morte di oltre 200.000 persone nel Darfur nel periodo 2003-2004 rischia di diventare la buccia di banana su cui può scivolare l’autorevolezza della Corte Penale Internazionale.
E’ di questi giorni una conferenza stampa di Luis Moreno-Ocampo, procuratore capo incaricato di indagare sulle gravissime responsabilità di chi ha commesso, comandato ed eseguito, tali atrocità, passate assolutamente in secondo piano nella informazione mondiale, anche per i fortissimi interessi internazionali nel Sudan che sconsigliavano l’inimicarsi i governanti locali da parte degli stati esteri coinvolti. Che vanno dalla Cina ai Paesi Arabi che stanno costruendo una Dubai africana proprio nel nord del paese. Quello che lascia fortemente perplessi nel comportamento di Ocampo è stato ritenere di individuare esclusivamente responsabile Ahmed Harun, responsabile delle azioni di guerra in Sudan nel periodo in esame, insieme ad Ali Koshaib, un leader di Jiniaweed.
Per loro è stata semplicemente richiesta la comparsa davanti alla corte e non è stato spiccato un mandato di cattura internazionale, come invece i gravissimi crimini richiederebbero. Comportamento assolutamente difforme a quanto fu fatto dallo stesso Ocampo per il capo della milizia congolese Thomas Lubanga Dylo nel 2003. Perché un comportamento così difforme? Quali sono le mosse che spingono Ocampo, ad esempio, ad ignorare le notevoli responsabilità di Abdel Rahim Mohamed Hussein, allora ministro degli interni sudanese e di cui Harun era notoriamente il braccio destro? La popolazione del Sudan, ed in particolare del Darfur, subirà una nuova offesa internazionale dal comportamento di Ocampo, specie se non verranno corrette le sue conclusioni da parte dei giudici dell’alta corte, come auspicato già dal presidente del tribunale per i crimini di guerra in Yugoslavia, Antonio Cassese, alla testa della commissione di inchiesta Onu per il Darfur, insieme all’Alto Commissario Onu per i diritti umani Louise Arboure. Ocampo ha dato risposte evasive e non convincenti al giornalista Wasil Ali del Sudan Tribune, che lo ha intervistato in una videoconferenza immediatamente successiva alla conferenza stampa. Nell’intervista Ali mette in evidenza numerose palesi debolezze espresse da Ocampo che rischiano di ottenere due effetti negativi: il primo di rendere debole il ruolo stesso della corte internazionale e della validità e autorevolezza delle proprie azioni investigative, il secondo, forse altrettanto grave, quello di non essere riusciti in alcun modo ad assicurare alla giustizia i veri criminali, che non possono essere individuati semplicemente in un comandante militare, ma che vanno cercati anche tra i mandanti, che continuano ad essere liberi di agire proprio in Sudan e che, dopo una indagine così blanda, potranno acquisire il senso di onnipotenza necessario a sterminare intere popolazioni. Spesso per garantirsi prebende internazionali tese a sottrarre risorse naturali alle popolazioni dei territori a cui appartengono.