Liberiamo i bandi software: dare spazio alle professionalità   

Non è più pensabile di tenere fuori dalle gare pubbliche e dai bandi di finanza agevolata tutto il grande panorama del software open source, ormai fenomeno di portata globale e spesso disponibile in italiano grazie al lavoro della crescente comunità di programmatori che nel nostro paese e all’estero provvedono alla sua traduzione. Non è pensabile di non prevedere la possibilità di utilizzo delle licenze libere, come quella regolata dalla Gnu-Gpl della Free software foundation che esercita una tutela del patrimonio intellettuale ben più spinta e qualitativa di chi continua invece ad auspicare protezioni e chiusure che non stimolano la crescita né degli utenti né degli stessi prodotti. Per colpa di chi in passato ha mal utilizzato le voci, apparentemente eteree, della consulenza, della formazione e del trasferimento tecnologico per gonfiare inopinatamente le voci di spesa, oggi vediamo enti e aziende finanziate solo nell’acquisto di programmi e hardware. Come se poi magicamente potessero funzionare da soli, senza le opportune attività professionali connesse a quel complesso di attività che nel gergaccio informatico si chiama deployment. Dall’enciclopedia libera wikipedia: ‘Software deployment is all of the activities that make a software system available for use’. Tutte le attività che rendono un sistema software disponibile all’uso: una cosa da niente. Eppure troverete sempre il timore del governo locale e centrale a rendere la voce delle attività professionali totalmente escluse o dimensionate in esigue percentuali rispetto all’insieme progettuale. In pratica una menzogna nei termini che lascia aperto il fianco a lievitazioni dei prezzi, in modo da permettere di nascondervi all’interno quel minimo di coscienza necessaria al fornitore per realizzare un effettivo rilascio funzionale dei prodotti. E come costruire una gara in modo da lasciare spazio a sistemi non solo aperti ma anche fruibili in modo gratuito? Cms come Joomla, Erp come Compiere e Adempiere, Crm come Xrms o SugarCrm, ai massimi livelli di qualità ed espansione funzionale, non sono acquisibili. Ma non basta. Una delle regole per non violare la licenza Gnu-Gpl vuole che qualunque integrazione ed evoluzione apportata, per esempio per uno specifico cliente, per una specifica esigenza, venga poi rilasciata in modo libero e pubblico a bneficio dell’intera comunità di utenti e programmatori, in un circolo virtuoso infinito. Quindi è ovvio come sia una pratica non solo auspicabile, ma anzi da incentivare. Specie per ridurre i costi software nella pubblica amministrazione e per sollecitarne l’innovazione nelle procedure e nella gestione. Potete immaginare lo scandalo insito in queste righe, scandalo per quelle aziende che con l’automazione delle procedure e della gestione della cosa pubblica si arricchisce ogni giorno, a danno della collettività e a beneficio di farraginosi e pantagruelici progetti, che spesso si riducono nella erronea e complessa emissione di un Ddt per la spedizione di un paio di telefonini, nella mostruosa e complessa lettura di un contatore di utenza elettrica o per il calcolo dei contributi versati a un ente assistenziale.